Castel di Guido, in Regione al via il tavolo per il rilancio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Castel di Guido, in Regione al via il tavolo per il rilancio

La Tenuta di Castel di Guido, di proprietà della Regione, potrà rivivere attraverso un progetto che consenta di valorizzarne la sua vocazione multifunzionale. Lo comunica, in una nota, la Regione Lazio. Concluso il percorso di ricognizione tecnica e amministrativa, è stato istituito un tavolo permanente di coordinamento tra la Regione Lazio, l’Agenzia del Demanio, Roma Capitale, il Mibact – Soprintendenza Area archeologica di Roma, l’Arsial e tre esperti del settore, designati dalla Regione Lazio e dal Comune di Roma, per mettere in campo idee di rilancio e sviluppo dell’area. Un patrimonio di 2mila ettari, di cui 800 di foresta e con circa 600 capi bovini alle porte di Roma, che rientrerà nel pieno possesso della Regione a fine maggio 2016, dopo un periodo di concessione al Comune di Roma, e che appartiene al patrimonio indisponibile e quindi inalienabile, secondo il censimento regionale. «Valorizzare la Tenuta di Castel di Guido – ha sottolineato l’assessore al Bilancio, Demanio e Patrimonio, Alessandra Sartore – significa restituire al territorio un bene dall’alto valore agricolo, paesaggistico e ambientale, interessante anche dal punto di vista archeologico. Insomma, il progetto di rilancio dovrà consentire di far emergere tutte le vocazioni di questa straordinaria proprietà regionale». Nell’ultimo anno, l’assessorato al Demanio e Patrimonio ha lavorato con l’Agenzia del Demanio e Roma Capitale per definire il perimetro della tenuta in vista dell’immissione in possesso della proprietà dal Comune alla Regione. Sono stati fatti i rilievi per le conformità catastali e per verificare sul territorio i vincoli paesaggistici e gli eventuali abusi. «La mappatura dettagliata del bene è stata fatta – ha aggiunto l’assessore Sartore-. Siamo quindi pronti a passare alla fase progettuale dove sarà importante condividere idee e obiettivi per evitare un ingiusto degrado e abbandono di quest’area».

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