Mafia Capitale, Gramazio in aula: "Né asservito né corrotto" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia Capitale, Gramazio in aula: “Né asservito né corrotto”. Buzzi: “Indagine senza riscontri”

– «Nessun asservimento, nessuna corruzione, solo un consigliere che ha fatto il suo lavoro». Con queste parole Luca Gramazio, ex consigliere in Campidoglio e poi alla Regione Lazio, ha rivendicato la propria innocenza al processo Mafia Capitale in cui è imputato insieme con altre 45 persone. Gramazio, accusato di aver ricevuto circa 98 mila euro ed altre utilità dall’organizzazione capeggiata da Massimo Carminati, ha preso la parola in sede di dichiarazioni spontanee. «Non ho mai ricevuto un solo euro illecito da quando faccio politica – ha precisato – perché mi avrebbero dovuto dare quei soldi? Ed a che titolo se io ho fatto solo il mio lavoro?». «Mi viene attribuito – ha aggiunto – di aver partecipato ad un pranzo in casa di Massimo Carminati, insieme ad altri coimputati. È stato facile ricordare dove fossi quel giorno, perché era il mio compleanno: ero in consiglio regionale a votare, lo dimostrano i verbali e le telecamere della Pisana». Quanto all’accusa di utilità ricevute attraverso l’assunzione di persone da lui segnalate, Gramazio ha sottolineato che i soggetti da lui indicati al Re delle cooperative Salvatore Buzzi, così «come a qualsiasi altro imprenditore che ho conosciuto erano disoccupati». «Le assunzioni in questione – ha detto ancora l’esponente politico – sono state 5-6 e tra l’altro sono state mandate anche a casa dopo pochi mesi. Le 24 assunzioni di cui si parla in una intercettazione sono millanterie».- «Un’indagine fatta con mancanza di riscontri». Lo ha detto Salvatore Buzzi, ras delle cooperative romano ed uno dei principali imputati al processo a Mafia Capitale, in una dichiarazione spontanea fatta nell’udienza di oggi collegato in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo (Udine), dove è recluso. L’intervento è arrivato dopo che Buzzi aveva appreso dal Tg del maxi sequestro ad un imprenditore legato alle sue cooperative. «Poi vado a scoprire – ha aggiunto – che il sequestro ha riguardato Salvatore Squillante, il padrone della villa che noi prendevamo in affitto e dove avevamo realizzato un centro di accoglienza, dove portavamo pasti e che poi il sindaco ci ha fatto chiudere». Con l’occasione Buzzi, in carcere da 13 mesi, ha voluto «chiarire un po’ di cose che sono ancora oscure» relative allo sviluppo crescente delle cooperative a lui riconducibili. «La cooperativa 29 giugno – ha dichiarato – fu fondata nel 1985 all’interno del carcere di Rebibbia per dare una risposta alle speranze di coloro che erano ristretti. Sono stato presidente fino al 1989 quando la mia condanna passo’ in giudicato e dovetti rientrare a Rebibbia in regime di semiliberta’. Sono tornato presidente quando fui graziato dal presidente della Repubblica sulle pene accessorie». Parlando poi anche delle altre strutture, Buzzi ha aggiunto che «il fatturato complessivo al 2013 era di 60 milioni di euro, al 2014 di oltre 70 milioni. »Il mio stipendio dalla 29 giugno era di 3.800 euro per 14 mensilità’ – ha concluso – e da Eriches 2200 euro per 12 mensilità. Non percepivo da Formula Sociale, cooperativa 29 giugno servizi, da Abc, Abc sos, per una questione di moralità siccome già prendevo abbastanza soldi. Una cosa che non e’ emersa e’ che mi stupisce che non sia emersa e’ che nel bilancio sociale manca Formula Sociale e non Abc che non poteva esserci nel 2012«.

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