Teatro Opera, per il Barbiere di Siviglia 200 anni di memoria | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Teatro Opera, per il Barbiere di Siviglia 200 anni di memoria

Non solo una rappresentazione, ma un vero e proprio atto di memoria: il prossimo 11 febbraio il nuovo allestimento de Il Barbiere di Siviglia firmato da Davide Livermore con la direzione dell’orchestra di Donato Renzetti porterà sul palco del Teatro dell’Opera di Roma i 200 anni della storia del capolavoro rossiniano, messo in scena per la prima volta all’Argentina nel 1816. Dopo La Cenerentola di Emma Dante (ancora in cartellone fino al 19 febbraio), l’ente lirico capitolino continua dunque la celebrazione delle opere romane di Gioachino Rossini, in un’operazione volta non solo a omaggiare il genio del compositore, ma a rinnovare lo spirito delle sue creazioni riscoprendone l’enorme portata storica. I «puristi» non potranno perdersi la replica del Barbiere del 20 febbraio alle 18, nel giorno esatto del debutto assoluto, per tuffarsi idealmente nell’atmosfera di due secoli fa. In fondo, è proprio il bagaglio culturale il fulcro di questa rilettura di Livermore: l’idea è infatti quella di regalare al pubblico (anche a quello televisivo, visto che la prima sarà trasmessa in diretta su Rai 5 a partire dalle 19.50) un viaggio nel tempo, mostrando la grandezza di un’opera popolare e divertente, amatissima in tutto il mondo. « Il mio allestimento è un grazie struggente a Rossini, agli artisti di ieri che non ci sono più e a quelli di oggi che sono il futuro», ha detto questa mattina il regista presentando il suo Barbiere alla stampa, «dopo che ho capito come affrontarla, quest’opera è per me una meravigliosa responsabilità». «Ogni opera lirica è un atto di memoria straordinario: io mi sono messo nel solco di una tradizione che in 200 anni ha creato una stratificazione di interpretazioni», ha aggiunto, sottolineando che proprio perché «del Barbiere è stato esplorato molto sia dal punto di vista musicale che del testo, a me non interessa proporre una provocazione fine a se stessa. In un’opera come questa non servono le metaletture registiche, che possono essere utili solo in caso di lavori fragili dal punto di vista drammaturgico e musicale». E mentre Renzetti ha dichiarato di aver voluto «sgrossare l’opera da tutte le libertà sbagliate consolidatesi nella tradizione, lasciando invece le consuetudini giuste, quelle cioè volute da Rossini stesso», Livermore si è concentrato interamente sulla «straordinaria macchina comica» costruita dal compositore. Per esaltarla, in quello che il regista ha definito «un caleidoscopio visivo nel corso delle epoche storiche concretizzato in atti scenici», Livermore utilizzerà tutti gli elementi più teatrali: non solo le scene e le luci (firmate da lui stesso), ma anche i costumi di Gianluca Falaschi, le illustrazioni di Francesco Calcagnini, i video di D-Wok e persino gli effetti magici curati dal Mago Alexander. A questo poi si aggiunge la capacità interpretativa dei cantanti, che saranno protagonisti anche di gag e situazioni comiche. Il risultato sarà uno spettacolo sorprendente, ma anche completamente rispettoso dell’originale: come ha detto il sovrintendente Carlo Fuortes «il Barbiere di Livermore è un grande omaggio alla commedia del’arte e all’opera comica». Ci sarà anche spazio per qualche bella risata: «E di questo – ha precisato – non dobbiamo avere paura».

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