Per Virginia Raggi gelo istituzionale? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Per Virginia Raggi gelo istituzionale?

La freddezza con la quale i ministri del governo Renzi hanno accolto il neo sindaco della capitale Virginia Raggi all’Università Lateranense, per il Giubileo dei dipendenti della pubblica amministrazione, ha scatenato una bagarre. Ma tra polemiche, rettifiche e precisazioni, il succo della vicenda è uno solo: la vecchia casta non apprezza il nuovo e serra i ranghi nel tentativo di difendere un potere gelosamente custodito da decenni. In barba alla volontà popolare

stretta di mano Raggi-BoschiSul gelido incontro tra Virginia Raggi e il ministro Maria Elena Boschi di mercoledì 23 giugno, i media nazionali hanno detto tutto e il contrario di tutto, creando un vero e proprio caso politico con sfumature da gossip. Si sono parlate, si sono date la mano, una foto ha immortalato il momento; e ancora, chi è la più bella del reame? E amenità di questo genere. Buttandola in caciara, come si dice a Roma, si finisce per derubricare la vicenda, evitando che gli imbarazzi salgano ai piano alti. Ma non è questione di gossip o di Dagospia, probabilmente non si è colto il significato profondo di quanto accaduto e soprattutto non si è allargata l’immagine colta dagli obiettivi del fotografi, non si è visto il resto. Era la prima uscita pubblica del neo sindaco a 5 Stelle di Roma, l’appuntamento era all’Università Lateranense per la celebrazione giubilare riservata alle donne e agli uomini impegnati nelle istituzioni. Ed erano tante, le teste coronate, le ministre Maria Elena Boschi, Marianna Madia, Stefania Giannini, il ministro Angelino Alfano. Poi il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi, e molti altri ancora, tutti a rappresentare governo ed istituzioni locali. Con la fascia tricolore di sindaco Virginia Raggi ha preso posto in seconda fila, sulla destra vicino all’ingresso, lì dove era indicato il suo nome. Ma nessuno dei colleghi politici intervenuti ha avuto l’educazione di riservarle un saluto di benvenuto, un augurio di buon lavoro. Come si fa sempre e con tutti, la cortesia ipocrita e formale che vige nell’ambito dei rapporti istituzionali. Niente, gelo polare, come se i presenti rispondessero ad un ordine di scuderia. Con il nemico non si scambia nemmeno in sorriso di circostanza. Sic stantibus rebus, stando così le cose, vanno sottolineare da un lato la imbarazzante e intollerabile freddezza dei rapporti istituzionali e la compatta autoreferenzialità di una comunità politica, che non accoglie un “diverso” al suo interno, dimostrando in maniera mai così chiara l’origine castale della classe dirigente politica italiana, come neanche i bestseller di Rizzo e Stella hanno saputo fotografare. Rovesciamo il discorso e cambiamo chiave di lettura. Senza prendere le parti di nessuno non si può non sottolineare che questo episodio accresca la forza del messaggio grillino. Cittadini che entrano educatamente sul palcoscenico delle istituzioni e vengono vissuti come degli intrusi. E’ l’immagine di un certo mondo politico che governa, ha potere, e vuole restare impermeabile a qualsiasi intrusione. La Raggi, indubbiamente, con il suo comportamento sobrio e calibrato ha dato un bell’esempio di forza e di senso dello Stato. Nessuna retorica, per carità. Ma con la grossa fascia tricolore addosso ha dichiarato «Sono onorata di poter servire la mia città». E sembrava che dicesse a tutti «Io sono qua, fatevene una ragione, sono pronta a governare Roma. Se mi ignorate non mi interessa, prima o poi sarete costretti ad avere a che fare con me».

di Sandro Gugliotta

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