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Ebola, scoperto importante ruolo del polmone nella patogenesi della malattia

ebolaIdentificati, per la prima volta, alcuni markers della replicazione del virus Ebola (EBOV) nel polmone di un paziente  in fase di guarigione dall’infezione. Lo studio è stato condotto dall’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive “Lazzaro Spallanzani” (INMI) a Roma, in collaborazione con i colleghi dell’University College a Londra, del Friedrich-Loeffler-Institut Riems, Germania e dell’Université Laval, Quebec ,Canada. Studi fatti su pazienti affetti da malattia da virus Ebola evacuati in Europa e negli USA suggeriscono che Ebola possa provocare danni ai polmoni, anche se ancora mancano prove reali della capacità del virus di replicare in questo organo. Lo studio effettuato da Biava et al. e pubblicato il 5 gennaio  su PLOS Pathogens ha rilevato presenza di materiale genetico del virus Ebola nei polmoni e nel sangue, durante il trattamento e la guarigione di un operatore sanitario, evacuato dall’Africa Occidentale e trattato a Roma.  Secondo gli scienziati, il paziente ha mostrato una persistenza dei markers di replicazione virale all’interno del tratto respiratorio, sono stati, quindi, monitorati i livelli degli RNA viralidi Ebola, già precedentemente associati con la replicazione virale, e li hanno comparati con i livelli presenti nel sangue. E’ stato così scoperto che l’RNA virale e i markers di replicazione virale permangono nel polmone fino a 5 giorni dopo la loro eliminazione dal sangue. Un risultato che fa pensare, dicono i ricercatori, che Ebola replichi nell’apparato respiratorio, semplicemente perché i polmoni forniscono un ambiente protetto all’interno del quale l’RNA virale può resistere più a lungo rispetto a quanto osservato nel sangue. Ma su questa ipotesi gli scienziati  nutrono perplessità, mostrandosi, invece,   propensi a sostenere quella di una replicazione virale attiva, avendo evidenziato la presenza dell’RNA virale totale e di entrambi i markers di replicazione. La devastante epidemia di Ebola, che ha colpito l’Africa Occidentale dal 2013 al 2016, ha causato 28,610 casi, tra cui 11,308 morti. La rapida diffusione del virus ha rappresentato una sfida per la sanità pubblica, mai incontrata nelle precedenti epidemie del virus. Le principali preoccupazioni sono state il rischio della trasmissione interumana e definire le reali vie di trasmissione del virus Ebola. “Questi risultati – ha commentato Giuseppe Ippolito autore della ricerca – suggeriscono un ruolo importante del tratto respiratorio nella patogenesi della malattia da virus Ebola e potrebbero avere nuove implicazioni nelle procedure di prevenzione e nelle misure di controllo, specialmente per gli operatori sanitari e le famiglie, i quali sono i primi a fornire cure dirette e indirette ai pazienti affetti dal virus. Inoltre, aumentano anche le preoccupazioni riguardo al rischio della trasmissione interumana e al bisogno di ridisegnare le misure di prevenzione.”

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