Morbillo, incubo o allarmismo? - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Morbillo, incubo o allarmismo?

Nel 2016 vi sono stati 844 casi totali. Da gennaio ad oggi vi sono stati già 1.333 casi

bambinaconmedico-590x442Parla la dott.ssa Angela Corpolongo, UOC Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura ed Altamente Contagiose dell’Inmi Spallanzani. Più di mille casi in Italia nei primi tre mesi di quest’anno, in aumento massiccio in confronto agli 884 registrati nel 2016. E’ perché troppi genitori rifiutano la vaccinazione? Il punto sulla situazione dall’osservatorio privilegiato dell’Istituto di via Portuense


Inutile negarlo, l’allarme c’è e l’opinione pubblica si interroga. La situazione sfugge di mano. E’ colpa dei migranti? Non si può nascondere il fatto che nei Paesi in via di sviluppo questa malattia, considerata debellata in Occidente, continua a rappresentare la prima causa di morte. Più di mille casi in Italia nei primi tre mesi di quest’anno, in aumento massiccio in confronto agli 884 registrati nel 2016. E’ perché troppi genitori rifiutano la vaccinazione, dice il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Ne parliamo con la Dott.ssa Angela Corpolongo, UOC Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura ed Altamente Contagiose dell’Inmi Spallanzani, istituto “sentinella” del sistema sanitario laziale.
Morbillo boom, ma che sta succedendo?
In questo momento in Europa è in corso una grave epidemia di morbillo che interessa Austria, Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Spagna e Svezia, oltre alla Romania che sa avendo l’epidemia più grande con 3196 casi segnalati al 3 Marzo 2017.
Ed in Italia dobbiamo preoccuparci??
Decisamente sì. In questi mesi stiamo assistendo ad un sostanziale e preoccupante incremento dei casi di morbillo rispetto agli anni precedenti. Nel 2016 vi sono stati 844 casi totali. Da gennaio ad oggi vi sono stati già 1.333 casi di morbillo; il 93% dei quali tra Piemonte, Lazio, Umbria, Toscana, Lombardia, Veneto, Abruzzo, Sicilia. Nell’88% dei casi i soggetti non erano vaccinati. Nel 32% dei casi vi sono state complicanze, il 39% dei soggetti è stato ricoverato. Ancora, il 10% dei ricoveri ha riguardato operatori sanitari. Allo Spallanzani nel 2016 i ricoveri per morbillo sono stati 16, da gennaio a marzo 2017 sono stati 34 e 20 solo nell’ultimo mese. In Italia il morbillo deve essere obbligatoriamente notificato alle autorità sanitarie. Non vi è una terapia specifica ma solo una terapia sintomatica e la gestione di eventuali complicanze.
Perché improvvisamente il morbillo rialza la testa e diventa un problema?
La storia si ripete, ad esempio nel 2007 la Francia aveva meno di 50 casi per anno e nel 2011 contò 15000 casi con 6 morti. In realtà ogni 3-5 anni si registrano epidemie di morbillo. Fino a qualche anno fa, quando la routine della prevenzione portava alla vaccinazione del 95% della popolazione, il fenomeno si esauriva da solo. I casi accertati venivano gestiti e risolti con le terapie adeguate. Il problema si pone e la situazione rischia di sfuggire al controllo quando le campagne-antivaccini fanno breccia sull’opinione pubblica, come sta accadendo in questi anni. Meno vaccinati maggiore pericolo per tutti. L’emergenza-morbillo di questi giorni purtroppo testimonia questa realtà.
C’è un pericolo reale? la situazione può diventare ancora più seria?
Sicuramente si può prevenire il morbillo con il vaccino. I vaccini, nell’ambito della prevenzione delle malattie infettive, sono uno strumento efficace e sicuro. Grazie alla loro scoperta e al loro utilizzo alcune malattie, come il vaiolo, sono state eradicate, mentre altre sono state controllate al punto di non rappresentare più un problema di sanità pubblica, consentendo di salvare milioni di vite e prevenire innumerevoli casi di malattie e di relative complicanze. Sebbene le vaccinazioni siano universalmente rico¬nosciute come uno degli strumenti più importanti della sanità pubblica, da alcuni anni registriamo un’allarmante riduzione delle coperture vaccinali con il conseguente aumentato rischio di epidemie. È necessario promuovere campagne di comunicazione, informazione ed educazione, finalizzate ad illustrare l’importanza delle vaccinazioni a livello individuale e collettivo ed a richiamare i cittadini a scelte consapevoli e corrette nel proprio stesso interesse.

Il vaccino è pericoloso?
È un vaccino vivo attenuato che esiste sotto forma di un complesso vaccinale morbillo-parotite-rosolia. Come tutti gli eventi sanitari non è esente da rischi, ma i benefici sono enormemente superiore per i singoli e la collettività. Il vaccino contro il morbillo non è obbligatorio, non questo significa che non deve essere fatta. La prima dose entro il primo anno di vita, (preferibilmente entro i 12-15 mesi) e una dose di richiamo verso i 5-6 anni o 11-12 anni. Controindicazioni assolute sono il deficit immunitario o terapia immunosoppressiva in atto oppure la programmazione di una gravidanza nel mese successivo. Viene fortemente consigliato alle persone affette da HIV non in AIDS. Come tutti i farmaci i vaccini possono avere effetti indesiderati dopo la somministrazione. Le reazioni locali, quali gonfiore, dolore, arrossamento sono le più frequenti, cosi come la febbre, l’irritabilità, la perdita di appetito. Tali reazioni si risolvono rapidamente e senza alcun esito. Le reazioni allergiche gravi sono molto rare (1 caso ogni milione di dosi). Dopo l’epidemia tra il 2002-2003 era stato varato il piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita 2010-2015. Vi è stata un’offerta attiva e gratuita di 2 dosi di vaccino: morbillo/parotite/ rosolia: 1^ dose a 15 mesi e 2^ dose in età prescolare con lo scopo di raggiungere una copertura di almeno il 95% dopo la prima dose e del 95% per la seconda dose. Nonostante tale piano di eliminazione di morbillo-parotite-rosolia partito nel 2005, nel 2015 la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi nei confronti del morbillo è stata dell’ 85.3%, lontana dal 95% che è il valore soglia necessario ad arrestare la circolazione del virus nella popolazione.
Come si trasmette e perché ci sono tanti casi tra gli operatori sanitari contagiati?
A causa dell’elevata trasmissibilità del virus del morbillo, la possibilità di contagio nelle sale di attesa delle strutture sanitarie è alta e le persone possono infettarsi dopo un tempo di esposizione relativamente breve. Il virus del morbillo può sopravvivere fino a due ore nell’aria o su oggetti e superfici ed una persona suscettibile può essere infettata anche dopo che la persona malata ha già lasciato l’ambiente. Pertanto, è utile ricordare di mettere in atto i protocolli per la prevenzione della trasmissione delle infezioni negli ospedali, negli ambulatori e nei Pronto Soccorso, che includono: il mantenimento di un elevato livello di consapevolezza tra il personale sanitario della possibilità di trasmissione del morbillo in ambito nosocomiale; l’esclusione dal lavoro degli operatori sanitari suscettibili esposti nel periodo d’incubazione; l’immediato isolamento dei casi sospetti che si presentano al Pronto Soccorso o in qualsiasi area di attesa ambulatoriale; la ricerca dei contatti che potrebbero essere stati contagiati nelle sale d’attesa; l’offerta della vaccinazione post-esposizione ai contatti suscettibili; il rafforzamento della sorveglianza sui casi acquisiti in ospedale.
Come se ne esce?
Informando la popolazione, mobilitando le figure professionali di riferimento e soprattutto vaccinandosi. In altri termini, intervenendo sulla dinamica che favorisce il morbillo e di altre malattie: la diminuzione dei casi, grazie alla disponibilità di vaccini, è seguita dalla riduzione della percezione del rischio, dal rifiuto dei vaccini medesimi e quindi dal ritorno di malattie quasi scomparse.

Giulio Terzi

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login