L'attentato alla Sinagoga. Raggi: Roma non dimenticherà il piccolo Stefano - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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L’attentato alla Sinagoga.
Raggi: Roma non dimenticherà il piccolo Stefano

Il Sindaco: La storia di Stefano Gaj Tache' ispira momenti di profonda riflessione sul nostro essere comunita',

2017100902073400688“L’amministrazione capitolina e la Comunita’ ebraica di Roma hanno voluto con forza questo momento di ricordo nel 35esimo anniversario del vile attentato: per non dimenticare. Roma e’ stretta nel ricordo del piccolo Stefano, con quello stesso sgomento e dolore che provo’ subito dopo l’attentato di trentacinque anni fa al Tempio Maggiore. Roma non ha mai dimenticato quel giorno. Roma non ha mai dimenticato, e mai dimentichera’, il nostro piccolo Stefano”. Cosi’ il sindaco di Roma, Virginia Raggi, in occasione della celebrazione dell’anniversario della morte di Stefano Gaj Tache’ a 35 anni dall’attentato alla Sinagoga di Roma.
“Un particolare pensiero rivolgo ai sopravvissuti, a tutte le famiglie colpite- ha aggiunto Raggi- Un abbraccio affettuoso a Gadiel, anch’egli ferito nell’attentato, che allora aveva solo 4 anni, fratello del piccolo Stefano, e al Rabbino Benedetto Carucci Viterbi che fu testimone dell’attentato, i quali hanno accettato di portare le loro testimonianze. Il mio saluto particolarmente affettuoso e sentito, anche a nome di tutta la citta’ di Roma, alla famiglia di Stefano Gaj Tache’. La storia di Stefano e’ per sempre parte della Storia della nostra citta’ e del nostro Paese, frutto dell’odio e dell’intolleranza”.
“La storia di Stefano Gaj Tache’ ispira momenti di profonda riflessione sul nostro essere comunita’, sui valori di pace e di accoglienza in cui ci riconosciamo con convinzione- ha concluso Raggi- Uno dei nostri compiti e’ proprio quello di attualizzare la memoria, per trasmetterla ai nostri giovani, perche’ le nuove generazioni conoscano e comprendano i fatti della Storia, perche’ ne facciano tesoro, nel ricordo di chi e’ rimasto vittima di azioni terroristiche. Perche’ il ricordo della uccisione di un bambino di due anni sia sempre da ammonimento contro le atroci conseguenze che ogni forma di odio produce Concludo, rivolgendomi ai giovani qui presenti che rappresentano quanto di piu’ bello, di piu’ sano e di piu’ vero esista. Care ragazze e cari ragazzi, coltivate sempre in voi il germe della pace e della speranza.
Pace e speranza sono gli unici antidoti contro la disperazione che deriva dalle barbarie umane”.

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