Virgilio occupato caos, notti di fuoco. Ma l’occupazione finisce - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Virgilio occupato caos, notti di fuoco. Ma l’occupazione finisce

Liceo Virgilio RomaLe notti folli del liceo Virgilio occupato stanno per finire. Pare sia successo di tutto e che dirigenti scolastici e genitori abbiano perso il controllo della situazione. Discoteca notturna, ingressi incontrollati, sarebbe successo di tutto. Ma non è più tempo di contestazioni, di rivoluzioni,e tanto meno di ingressi in forze della polizia. Lapreside, Carla Alfano, giovedì pomeriggio si era recata in commissariato per richiedere lo sgombero della struttura, i protagonisti di questa azione, una ottantina di irriducibili, hanno scelto di anticipare ad oggi pomeriggio la liberazione della scuola. Poco dopo le 15 se terranno fede agli impegni annunciati ieri sui loro canali social – usciranno con zaini, tende e materassi, con i quali hanno trasformato il terzo piano in un dormitorio aperto a tutti, per inscenare un sit-in di protesta e hanno chiuso con un rumoroso party notturno. «Hanno trasformato il liceo in un locale della movida», si sfoga la preside, che, insieme alla polizia, non ha potuto far altro che assistere all’ultimo atto di un’azione contestata dalla stragrande maggioranza dei genitori e degli alunni.
IL liceo è storico e autorevole, il caso è comunque scoppiato, e se in qualche altro liceo scoppiasse la stessa scintilla i problemi diventerebbero seri per tutti. «Siamo pronti a ritirare i nostri figli da questa scuola», avevano detto nei giorni scorsi alcuni padri. Ma anche gli ex insegnanti hanno fatto sentire la loro voce. Eppure gli studenti difendono questa occupazione, perché sostengono di aver posto «le basi di una protesta comune con tutte le componenti della nostra scuola» e «di aver coinvolto molti altri istituti in una lotta che riguarda tutti». Quel che è certo è che ora bisognerà iniziare la conta dei danni: alcuni testimoni hanno riferito di banchi lanciati per le scale («perché in questo modo avrebbero potuto dimostrare che la scuola necessitava di più fondi per la ristrutturazione delle aule», racconta un 14enne che ha preso parte ad uno degli eventi).

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