Avvisati ma sereni. Spiegateci se Zingaretti è nei guai - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Avvisati ma sereni. Spiegateci se Zingaretti è nei guai

zingaretti-2-1-e1509923393243Avvisati ma sereni. E’ la prassi, la linea di condotta comune. I giudici si sono convinti che nel processo Mafia Capitale Nicola Zingaretti e un’altra ventina di personaggi politici non abbiano detto la verità. La parola chiave è: falsa testimonianza. Mica una cosa da poco. Si sostanzierà, resterà a galleggiare per settimane, per mesi, verrà spazzata via? Intanto la “minaccia” c’è. E il governatore entra nel clan di quelli che contano sul serio, che hanno il potere e se lo tengono stretto. Del resto ormai è consuetudine..Se non hai un avviso di garanzia,se non c’e’ qualche giudice che ti tira per la giacca (o minaccia di farlo) nel mondo della politica ti guardano male. Dalla Appendino a Torino alla Raggi e a qualche assessore capitolino cominciano ad essere in molto ad avere un fascicolo giudiziario aperto. Ora alla lista dei papabili si aggiunge anche il governatore Zingaretti. Che si dice sereno. Come tutti gli altri. Forse lo sapeva già, qualcuno gli aveva fatto la cortesia di avvisarlo. Ma cambia poco. Che altro potrebbe fare? Fare il gran gesto e tirarsi indietro dalla competizione elettorale, mettersi a disposizione dei giudici? Lasciando scoperto il partito in un momento così delicato? E chi mai potrebbe sostituirlo in questo frangente? Sul piano nazionale la sberla siciliana lascia il segno e rischia di provocare un terremoto a Piazza del Nazareno. Per restare sul piano locale Ostia si è fatta ancora più imbarazzante per il Partito Democratico capitolino. Zingaretti deve sacrificarsi e andare avanti. Del resto la rete di interessi incrociati e di potere che soprattutto con la sanità ha costruito in questi anni deve pur contare qualcosa. Siamo sul filo, una mossa azzardata rischia di provocare danni incalcolabili. Però se i giudici ritengono che lui ed altri non abbiano detto la verità significa che sulle vicende politiche e sanitarie laziali grava come un macigno un enorme punto interrogativo. C’è sotto la questione Recup, un bando europeo del quale da un certo punto in poi non si è capito più nulla. Per quel segmento di inchiesta il capo di gabinetto di Zingaretti, Maurizio Venafro, è stato assolto dopo essersi sacrificato per il capo. Ma se restano dei conti in sospeso anche quella assoluzione assume una strana valenza. Siamo nel porto delle nebbie della giustizia capitolina.

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