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Liste Pd Lazio, la sinistra è sparita. LeU a caccia degli esclusi

Il partito di Grasso punta agli epurati. "Impegnatevi con noi per Zingaretti". Enplein dei fedelissimi di Renzi. Ma gaffe di Prestipino: like a Boia chi molla

grasso2Da una parte la “disciplina di partito”, dall’altra la corsa di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio: se, dopo il repulisti renziano nelle liste per il Parlamento, il Pd laziale e romano è ancora un partito ufficialmente unito lo si deve a questi due fattori. In realtà, dopo la pubblicazione degli elenchi dei candidati a Camera e Senato il partito ribolle. E se finora le critiche sono poche e misurate lo si deve alla volontà di non azzoppare la campagna del governatore uscente. Ma le recriminazioni sono tante, avanzate dalle minoranze escluse dai collegi che contano, sacrificate per fare spazio ai fedelissimi di Matteo Renzi e Matteo Orfini, gli unici che si salvano. Nella notte, dalle liste spariscono pure i nomi di Marco Miccoli, già segretario romano del Pd, e di Mario Ciarla (coordinatore della mozione di Andrea Orlando all’ultimo congresso).

Inizialmente, spiega Miccoli su Facebook, “venivo indicato come candidato nel collegio uninominale del Senato Lazio 2. Ieri il Partito mi ha informato che quel seggio era stato assegnato alla coalizione, per l’esattezza al socialista Oreste Pastorelli. Di conseguenza mi è stato chiesto di fare un passo indietro. Il nostro destino personale viene dopo quello generale. Ora, com’è naturale, farò campagna elettorale da militante”.

Miccoli non lo dice ma è presumibile che la sua campagna elettorale sia più orientata verso le Regionali, a sostegno di Zingaretti, piuttosto che per le Politiche. E la novità di queste ore è che il nome del governatore uscente verrà inserito anche nel simbolo del Pd, per tentare un effetto traino sul nazionale dove i sondaggi sono meno confortanti.

Il clima nel partito è quello che racconta un altro degli esclusi, Umberto Marroni, coordinatore della mozione Emiliano all’ultimo congresso che critica “una conduzione autoreferenziale dei vertici del Pd con cadute di stile anche nei rapporti personali che dovrebbero essere il collante di una comunità politica, pur nelle scelte difficili”. Ma anche nelle province c’è malumore, con i segretari locali che lamentano di non essere riusciti a piazzare candidati dei territori nei posti sicuri ma di aver dovuto accogliere solo romani o “paracadutati”.

Chi, in questa partita, prova ad approfittarne, è Liberi e Uguali che apre agli esclusi: “Il Pd di Renzi cancella ogni voce critica e autonoma – afferma Paolo Cento – la lista di LeU è aperta per raccogliere il contributo di quanti delusi da questa ennesima scelta del Pd vogliono continuare il proprio impegno nella battaglia a sostegno di Zingaretti”. Difficile, però, che l’appello venga raccolto. E se la minoranza piange, la maggioranza ride, con i renziani che festeggiano la candidatura con qualche esuberanza di troppo. Come quella di Patrizia Prestipino, candidata all’uninominale all’Ardeatino che cade in un nuova gaffe. Dopo aver, mesi fa, invitato a sostenere le mamme per “continuare la nostra razza”, la responsabile del dipartimento animali del Pd, insegnante, vicinissima alla sottosegretaria Maria Elena Boschi, ieri ha postato sul suo profilo Instagram la foto di uno scambio di messaggi con alcuni ragazzi in posa (si vede in una foto) davanti a un manifesto del Pd. “Boia chi molla prof”, le scrivono i giovani a didascalia dell’immagine.

“Grandi i miei ragazzi – risponde Prestipino – Vi amo e grazie dell’incoraggiamento”. Tra i renziani

si godono la candidatura anche Luciano Nobili (blindato al proporzionale dietro Marianna Madia) e il giovane Tobia Zevi che se la giocherà a Fiumicino nell’uninominale. Intanto, in attesa che il centrodestra completi la sua griglia, ieri sono stati pubblicati i nomi in campo per LeU: Pietro Grasso sarà in corsa al Senato in Lazio 1, Loredana De Petris in Lazio 2. Alla Camera, invece, i capilista sono Roberto Speranza, Stefano Fassina, Elisa Simoni e Alfredo D’Attorre.

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