Criptovalute e UE: prove di «dialogo legislativo» - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Criptovalute e UE: prove di «dialogo legislativo»

criptovaluteLo scorso aprile, i membri del Parlamento Europeo hanno appoggiato un’iniziativa volta ad avviare la regolamentazione delle criptovalute. La votazione si è risolta con 574 voti sì, 13 no voti e 60 astensioni. In realtà, parliamo della ratifica di un accordo raggiunto lo scorso dicembre con il Consiglio Europeo, che rappresenta il quinto e ultimo aggiornamento alla direttiva antiriciclaggio dell’UE e rientra nella risposta agli attacchi terroristici del 2015 e del 2016 a Parigi e Bruxelles. Tale accordo, in ottica criptovaluta, mira ad affrontare il problema dell’anonimato delle nuove tecnologie finanziarie mediante l’attuazione di norme per gli exchange, le piattaforme e i fornitori di portafogli. La normativa entrerà in vigore tre giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. In seguito, gli Stati membri dell’UE avranno 18 mesi di tempo per recepire le nuove norme nel diritto nazionale.

Criptovalute-Ue: siamo alla svolta?

Quella messa in atto dalla UE è la prima «forma di difesa» nei confronti dei bitcoin e delle criptovalute in generale e ne fa cadere uno dei capisaldi: l’anonimato delle transazioni. I prestatori di servizi di cambio tra valute virtuali e valute legali e i prestatori di servizi di portafoglio digitale per le valute virtuali dovranno applicare, controlli di due diligence e requisiti di verifica sulla propria clientela.

Si badi bene: siamo ancora lontani da una regolamentazione vera e propria. Su questo tema la UE è stata chiara. Non sarà compiuto nessun passo prima della conclusione del G20 in programma a Buenos Aires nel marzo 2019. Qui verrà affrontata una strategia comune per inquadrare dal punto di vista normativo le valute digitali. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha comunque assicurato che la Ue «continuerà a monitorare questi mercati con gli altri ‘stakeholder’ sia a livello europeo che a livello internazionale».

Il fatto stesso che l’Europa senta la necessità di attuare una qualche forma di regolamentazione nei confronti delle criptovalute, segna comunque una svolta nei «rapporti tra i due contenti». Per molto tempo, infatti, la UE non ha voluto riconoscere i bitcoin e i suoi fratelli come una forma di transazione economica, convinta che si trattasse solo di una bolla speculativa. Il fatto che ora cerchi di controllarla è una implicita ammissione di errore.

La regolamentazione dei bitcoin in Europa

Se la Ue è ancora ferma dal punto di vista regolamentare, non altrettanto si può dire dei paesi europei. Gibilterra, da questo punto di vista, è uno dei Paesi che si è mosso prima. Il primo gennaio di quest’anno è entrato in vigore il framework regolamentare sulle DLT (sigla che sta per Distibuted Ledger Technology ovvero la tecnologia che sta alla base della blockchain). Sostanzialmente viene applicato ai DLT provider le regole previste per gli intermediari finanziari. È stato inoltre annunciato che a breve sarà varata una legge su alle Initial Coin Offering, prevedendo una specifica figura, quella dello sponsor, che fungerebbe da garante delle operazioni.

Anche la Svizzera si sta muovendo per tempo. Il 16 febbraio 2018 la FINMA (l’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari svizzera) ha pubblicato delle linee guida di aggiornamento alla precedente comunicazione di vigilanza del settembre 2017. Di fatto, con esse, si è cercato di far chiarezza sulle ICO. Con questo documento si cerca anche di fornire degli strumenti utili agli operatori al fine di individuare le regole a cui devono soggiacere basandosi sulla diversa funzione economica dei token.

Il Paese elvetico è, tra gli stati europei, il più benevolo verso le criptovalute. È diventato, infatti, uno dei principali hub per lo sviluppo della blockchain. Inoltre, ha costituito la Crypto Valley Association, un ecosistema no profit sulla tecnologia della crittografia e della blockchain, che ha cominciato a sviluppare un codice di condotta sulle ICO.

Insomma: la vecchia Europa sta iniziando a capire che il «mostro criptovaluta» non è così brutto come appare.

Fonte: Criptomag – Il primo sito italiano su bitcoin e criptovalute

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