Infortuni sul lavoro, a Roma la maglia nera per contagi - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Infortuni sul lavoro, a Roma la maglia nera per contagi

scheda-infortuni-lazioSecondo il recente rapporto INAIL* che è stato presentato nei giorni scorsi, i contagi da coronavirus sul luogo di lavoro a livello nazionale hanno ormai superato la soglia dei 131.000 casi. In questo scenario il Lazio con 7.381 casi rappresenta il 5,6% % dei casi sul totale.

La provincia di Roma con 5.836 casi, per un’incidenza del 80% sul dato regionale, è decisamente la maglia nera (le altre province hanno numeri dieci volte inferiori). Tra questi le donne sono 3.582, mentre gli uomini sono 2.281.

Nel dettaglio della rilevazione dell’INAIL in Lazio le denunce di infortunio causa Covid-19 sono per il 79,4% dei casi localizzate nella provincia di Roma con 5,863 infortuni, seguita da Latina con 487 casi (6,6%), Frosinone con 471 (6,4%), Viterbo con 316 casi (4,3%) e infine Rieti con 244 casi (3,3%)

<scheda regionale Inail del Lazio> <pdf>

Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale, che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili, con il 68,8% delle denunce e un quarto (25,2%) dei decessi codificati precede l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità, asl, e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono il 9,1% delle infezioni denunciate e il 10,7% dei decessi. A rilevarlo è il 12esimo report nazionale sui contagi sul lavoro da Covid-19 elaborato dalla Consulenza statistico attuariale dell’Inail, pubblicato nei giorni scorsi. Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione, il commercio, il trasporto e magazzinaggio, le attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) e altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…). L’analisi per professione dell’infortunato evidenzia la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi con il 38,7% delle denunce (in tre casi su quattro sono donne), l’82,2% delle quali relative a infermieri, e il 10,0% dei casi mortali codificati. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,2% delle denunce (l’80,9% sono donne), i medici con il 9,2% (il 48,0% sono donne), gli operatori socio-assistenziali con il 7,4% (l’85,1% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (tre su quattro sono donne).

Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali, impiegati amministrativi (4,1%, di cui il 68,9% donne), addetti ai servizi di pulizia (2,3%, il 78,3% donne), conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,9%) e direttori e dirigenti amministrativi e sanitari (0,9%, di cui il 45,8% donne). Con riferimento all’analisi dei dati per mese di accadimento, si osserva una progressiva riduzione dell’incidenza dei casi di contagio per le professioni sanitarie tra le prime due fasi dell’epidemia e una risalita nella terza. La categoria dei tecnici della salute (prevalentemente infermieri), per esempio, dal 39,2% del primo periodo è passata al 23,5% del trimestre giugno-settembre, per poi ritornare al 39,2% nel trimestre ottobre-dicembre, così come i medici, scesi dal 10,1% nella fase di ‘lockdown’ (fino a maggio compreso) al 5,4% in quella ‘post lockdown’ (da giugno a settembre), per poi registrare l’8,8% nella seconda ondata dei contagi tra ottobre e dicembre. Altre professioni, come gli esercenti e addetti nelle attività di ristorazione, gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia o gli artigiani e operai specializzati delle lavorazioni alimentari, hanno invece visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio tra le prime due fasi e registrato una riduzione nella terza

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