Spara durante una lite condominiale - In tasca aveva proiettili e passaporto - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Spara durante una lite condominiale – In tasca aveva proiettili e passaporto

Claudio Campiti prima di sparare avrebbe minacciato i presenti. Forse c'erano vecchie divergenze. Per la Procura era pronto a fuggire

 Era pronto alla fuga, portava con se 170 pallottole ed il passaporto oltre a “6.000 euro in contanti”. Emergono altri dettagli sul triplice omicidio di Roma, Claudio Campiti, 57 anni, ha ucciso tre donne durante una riunione condominiale – secondo la procura – “con le aggravanti della premeditazione e dei futili motivi”.

La strage in via Monte Giberto, una zona nella periferia Nord della capitale, dove l’uomo ha aperto il fuoco in un locale, secondo gli inquirenti a causa di “vecchie ruggini tra i condomini”. Le vittime sono tre donne, Sabina Sperandio, Elisabetta Silenzi e Nicoletta Golisano. Altre persone sono rimaste ferite, una delle quali in gravi condizioni, a salvarle dal peggio la pistola che si sarebbe inceppata.

Secondo il racconto di una testimone, l’uomo “è entrato nella sala, ha chiuso la porta e ha urlato vi ammazzo tutti e ha cominciato a sparare”. Per la riunione, alla quale partecipavano circa 30 persone, era stata presa in affitto la sala di un bar di via Monte Giberto. L’uomo avrebbe sparato subito ai dirigenti del consorzio che amministrava il condominio.

Antiche ruggini condominiali per la gestione del consorzio sarebbero alla base dell’azione omicida. Nel passato c’erano state denunce incrociate tra Claudio Campiti e il Consorzio Valleverde. L’uomo utilizzava anche un blog in cui raccontava del suo rapporto conflittuale con la struttura del Lago di Turano. Secondo alcuni consorziati non voleva pagare le spese di gestione.

“Gravissimo l’episodio di violenza che sconvolge la nostra città. Tre vite spezzate e feriti gravi per una sparatoria durante una riunione di condominio. Sono in contatto con il Prefetto e domani parteciperò al Comitato per l’ordine e la sicurezza. La mia vicinanza alle famiglie”. Lo scrive, su Twitter, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Si chiama Claudio Campiti, ed è stato bloccato dagli stessi consorziati dopo l’inceppamento della pistola usata per la strage, pistola che avrebbe preso ad un poligono di tiro che ora è stato posto sotto sequestro. L’uomo aveva chiesto il porto d’armi ma gli era stato negato. Il “no” era arrivato grazie alle informazioni fornite dai Carabinieri del luogo dove viveva, in provincia di Rieti, che avevano riferito delle liti in atto con il consorzio.

Aveva perso un figlio quattordicenne in un incidente in slittino nel 2012 a Sesto, in provincia di Bolzano, Claudio Campiti. Il tribunale aveva condannato un maestro di sci e due responsabili del centro sciistico nel 2016. Nel 2017 la Corte d’appello aveva confermato la sentenza e il risarcimento di 240 mila euro per la famiglia. Nelle zone del reatino dove Campiti risiedeva la storia era nota, e c’è chi aveva notato nell’uomo, da quell’episodio in poi, un cambio di atteggiamento e carattere.

Spesso si rivolgeva con lettere e mail alla stampa locale per riportare l’attenzione sul caso di suo figlio oppure per intervenire in occasione di incidenti simili. “Non vorrei cadere nel banale ma è così: mi alzo la mattina e c’è Romano; vado a letto la sera e c’è di nuovo lui”, confessò nel 2016 al quotidiano Alto Adige. “Può sembrare assurdo – proseguì – ma oggi mio figlio è più presente nella mia vita di prima. Penso a quello che avrebbe potuto fare, se – dopo quel tragico incidente – non fosse diventato un ricordo”.

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