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Giglio, un anno dopo. E Schettino continua a difendersi

Il suono prolungato delle sirene dei traghetti ha salutato il ritorno in mare dello scoglio delle Scole contro cui un anno fa ando’ a schiantarsi la Concordia prima di naufragare. Alla cerimonia, che apre le iniziative previste per l’anniversario della tragedia, hanno assistito i familiari e i parenti delle 32 vittime del disastro a bordo di uno dei traghetti. Lo scoglio era stato strappato dalla Concordia ed era rimasto conficcato nella lamiera per diversi mesi.E Schettino si difende: “Quello non era un inchino, era un passaggio vicino all’isola, pianificato con la Costa. La scelta sulla pratica dell’inchino è lasciata al comandante e io non ho mai chiesto l’autorizzazione per fare inchini. Anche il 14 agosto c’era stato un inchino: si fa quando si può, quando ci sono le condizioni o quando la navigazione diventa noiosa”. Così il comandante della Costa Concordia in un’intervista trasmessa a Domenica In.”Io avevo indicato una rotta che passava a circa mezzo miglio dalla costa del Giglio, circa 600 metri, poi c’é stata come tutti sanno una telefonata – ha aggiunto riferendosi alla comunicazione con il comandante Palumbo – ma non era certo per chiedere indicazioni, per quello avevo la carta nautica. In realtà non eravamo alla distanza minima ma la nave stava puntando verso gli scogli”.
“Parlai di blackout perché c’era da gestire il panico”: questa la risposta data dal comandante della Costa Concordia Francesco Schettino in un’intervista trasmessa da “Domenica in”, spiegando perché non riferì invece le reali condizioni della nave. “C’erano molte persone salite a Civitavecchia e che non sapevano ancora dove erano i ponti e gli imbarchi. Ho cercato di non aggravare la situazione. Volevo che i passeggeri fossero tutti contati e messi sulle scialuppe”.Intanto il comandante Gregorio De Falco, oggi all’Isola del Giglio, ha rifiutato di comparire davanti alle telecamere di “Domenica in” su Raiuno mentre dallo studio veniva trasmessa un’intervista registrata al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino. Nonostante le insistenze dell’inviata sull’isola e del conduttore Massimo Giletti che gli ha assicurato che non ci sarebbe stato alcun faccia a faccia, il comandante che la notte del naufragio era nella sala operativa della capitaneria di porto di Livorno e che intimò a Schettino l’ormai famoso “torniabordocazzo!”, è rimasto fuori campo senza intervenire.
La notte del naufragio della Costa Concordia “la strada era smarrita e andava ripresa”: così De Falco spiega poi il contenuto ed il tono delle sue telefonate al comandante Francesco Schettino, tra cui quella ormai famosa del “vadabordocazzo!”. “Io – ha detto in una intervista trasmessa da ‘Domenica in’ – devo raggiungere uno scopo e lo scopo delle capitanerie è quello di salvare le persone. Cosa che bisogna fare invitando le persone a riprendersi la responsabilità”.”Se avessi ricevuto una richiesta di candidatura da Monti o da altri ne sarei stato onorato e l’avrei valutata, ma la richiesta non è arrivata”. “Penso che quella notte abbiamo fatto un buon lavoro – prosegue De Falco parlando con i giornalisti -. Sono un funzionario dello Stato e ho abbracciato questa professione. Qualcuno ha detto che il nostro intervento fu tardivo. Non è così, come diceva madre Teresa di Calcutta ‘ho la sana consapevolezza di tutto cio’ che si poteva fare e io l’ho fattò”. “Abbiamo capito subito che si trattava di una situazione di estrema difficoltà -. Noi siamo stati molto tempestivi, altro che intervento tardivo. Certo si poteva fare di più se avessimo avuto la collaborazione che dovevamo attenderci”.
“Ad un anno dal tragico naufragio della nave da crociera Costa Concordia, rivolgo il mio commosso pensiero alle trentadue vittime e la mia rinnovata solidarietà a quanti sono stati segnati da quel terribile incidente, le cui drammatiche immagini sono ancora vive nella memoria dell’intero Paese”. E’ quanto si legge nel messaggio inviato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano al sindaco dell’Isola del Giglio, Sergio Ortelli. “In quella dolorosa circostanza cittadini e amministratori dell’Isola del Giglio e di Monte Argentario si prodigarono con abnegazione, dando prova di alto senso di civismo e umanità, cui conseguì il conferimento alle due comunità della Medaglia d’oro al Merito Civile”, aggiunge. “Con i medesimi sentimenti di partecipazione esprimo il più vivo apprezzamento agli operatori delle diverse strutture che, coordinando efficacemente la loro azione, sono stati impegnati nella difficile e rischiosa opera di soccorso dei naufraghi, di recupero delle vittime e di messa in sicurezza del relitto”, conclude il messaggio. “Dall’ultimo 13 gennaio per tutti i giorni della mia vita futura, in modo strettamente personale, io avrò sempre qualcosa nel mio cuore che mi legherà all’evento e alle famiglie delle vittime. Il dolore a mio avviso non va esibito, è qualche cosa che noi ci portiamo dentro”. Così il comandante Francesco Schettino in un’intervista trasmessa oggi a Domenica In. “Quello che io posso dire – ha aggiunto – è di volermi unire sentitamente al dolore di tutte le vittime, dei famigliari delle vittime”.
– “Se avessimo avuto la collaborazione di tutti, avremmo fatto meglio”. E forse, si sarebbero potute evitare delle vittime. E’ l’accusa che il comandante della sala operativa delle capitanerie di porto di Livorno, Gregorio De Falco, rivolge a chi, Schettino in testa, la notte del naufragio della Concordia aveva la responsabilità della nave. “Noi – dice De Falco parlando con i cronisti al Giglio – abbiamo fatto tutto quello che potevamo e dovevamo. Certo, avremmo sperato di fare di più, ancora di più, se avessimo avuto la collaborazione di tutti”. Di Schettino? chiedono i cronisti. “Chiudo qui”, risponde De Falco

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