Roma, terzo mondo | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Roma, Terzo Mondo

alberocadutoIl freddo umorismo british di Guy Dinmore, per sette anni corrispondente da Roma dell’autorevolissimo Financial Times, vale più di mille feroci editoriali. La sua paginetta di commiato consegnata ai lettori (e ai posteri) sintetizza impietosamente tutto ciò che impedisce alla città eterna di essere una capitale europea. Somiglia piuttosto ai Balcani,  suggerisce il giornalista inglese. Come dargli torto? Chissà cosa ha pensato Ignazio Marino scorrendo quell’ultima corrispondenza, lui i giornali stranieri li divora ogni mattina alla ricerca di articoli di consenso alle sue iniziative, ai suoi slogan, alla sua serrata attività di marketing. L’inglese è la sua seconda lingua, è certamente in grado di cogliere le sfumature, il sarcasmo, l’ironia. Sarà arrossito? O avrà finalmente riflettuto sui suoi errori? Se sono gli stranieri a bocciare questa città, a condannarla cade il suo teorema di fondo, quello di disegnare, plasmare Roma per loro, per il loro gusto, per la loro soddisfazione, a scapito di quelle che sono le reali esigenze dei romani. Perché, si badi bene la critica non è su quelle due o tre cose che alle quali tiene tanto il sindaco e che cerca di “vendere” all’estero. Non bastano la bellezza (“travolgente” dice Dinmore) della città eterna, e il buon cibo non  fa la differenza. E’ tutto il resto che pesa. Quello che interessa ai romani e che riguarda servizi, prezzi, qualità della vita.  A Roma non funziona quasi niente, quando piove sul serio è un disastro perché nessuno stura i tombini e controlla le fogne,  la città si trasforma in una brutta copia di Venezia con l’acqua alta. Qualsiasi pratica burocratica si trasforma in un’odissea, la violenza e la tensione si respirano nell’aria, talvolta si spara, le risse sono all’ordine del giorno e di notte  non è poi così sicuro muoversi al di fuori delle aree sicuramente protette.  Addirittura per risparmiare – spiega il giornalista britannico – interi quartieri sono tenuti praticamente al buio. Non è Beirut né Bagdhad, ma  non è neppure quella città da cartolina che rimanda ad una Roma gaudente e pacioccona.  Balcani, Terzo Mondo, non sono paragoni poi tanto irriverenti e lontani dalla realtà, fatte le debite proporzioni, e non c’è romano che non si riconosca in questa fotografia. Domenica il buon Marino ha avuto come ospite il sanguigno collega di New York l’italo americano De Blasio, uomo pratico e sbrigativo. Chissà se ne ha tratto qualche buon consiglio. Dinmore parla delle strade invase non solo dalle macchine ma da bande di ladri e mendicanti. Quel popolo imbarazzante di “invisibili”, sbandati, rom, lavavetri, parcheggiatori  venditori abusivi: sono aggressivi, violenti,  sono i veri padroni della città, in centro e in periferia. Fanno paura agli stranieri, ai turisti, creano un’atmosfera di sudicio suk che non t’aspetti arrivando nella città eterna. Metti insieme la sporcizia, i rifiuti per strada, il traffico mostruoso e il trasporto pubblico ampiamente insufficiente e capirai perché ai turisti non basta vedere Fori e Colosseo e farsi fotografare con quei grotteschi finti centurioni. Vorrebbero una città ordinata, efficiente, accogliente. Ma con Marino e la sua giunta di apprendisti stregoni la battaglia è persa in partenza.

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login