Mafia, i dubbi dei giuristi sul caso Roma e le scelte del cdm. Marchini aderisce alla manifestazione del Pd | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia, i dubbi dei giuristi sul caso Roma e le scelte del cdm. Marchini aderisce alla manifestazione del Pd

Dopo la scelta di Alfano di mettere sotto tutela il Campidoglio, con il ruolo di super prefetto a Gabrielli, perplessità sulla decisione di non commissariare la Capitale, ma solo Ostia, arrivano dagli esperti. Altolà di Sel al presidio dei democratici a Don Bosco

– Le decisioni assunte ieri dal governo su Roma lasciano aperti dei dubbi tra giuristi ed esperti e si prestano a letture anche differenti fra loro. Un segnale che, in parte, le scelte adottate hanno un carattere più politico che tecnico. La domanda di fondo, sollevata anche da alcuni esponenti politici, è se la scelta di ampliare i poteri del prefetto, senza però commissariare Roma, non presenti dei profili di incostituzionalità, tanto da far ipotizzare la possibilità di impugnare i provvedimenti governativi. Ma, proprio a questo proposito, c’è chi, come l’avvocato amministrativista Gianluigi Pellegrino, fa notare che «se per il Giubileo il Consiglio dei ministri ha adottato specifici provvedimenti, per il nodo mafia Capitale no: è stata approvata solo la relazione del ministro Alfano. Nel comunicato di Palazzo Chigi – prosegue Pellegrino – si specifica, a partire dalla relazione del Viminale, che non c’erano gli estremi per il commissariamento del Comune e si incarica il prefetto Gabrielli di assicurare proposte e indicazioni per pianificare con il sindaco Marino interventi di risanamento. E questo nel quadro del leale collaborazione istituzionale. Quindi, in assenza di uno specifico provvedimento, per quanto riguarda l’attività ordinaria del Comune non esiste alcuna formale messa sotto tutela nè del sindaco nè della giunta e il comunicato di palazzo Chigi si limita a una generica esortazione al prefetto a formulare suggerimenti. Del resto, il sistema delle autonomie degli enti locali impone che solo con una legge si possano prevedere, per altro con rigorosi limiti costituzionali, interventi dello Stato sul Comune; interventi ad oggi non tipizzati e non previsti dal legislatore. Quella adottata, quindi, è una scelta tutta politica». Diversa, in parte, la lettura di Federico Tedeschini, docente di Diritto pubblico alla Sapienza e anche lui avvocato amministrativista. «Formalmente – dice – la decisione del governo è ineccepibile: giuridicamente tiene. Nè vedo reali possibilità di impugnare i provvedimenti di fronte al Tar. Altra cosa è la sua utilità. L’amministrazione locale per dettato costituzionale è affidata interamente all’esito della volontà dei cittadini espressa con il voto: la commistione tra poteri del prefetto e del sindaco, al di là del paravento della leale collaborazione, comporterà seri problemi, che si manifesteranno soprattutto nell’affrontare il Giubileo. Siamo di fronte a un commissariamento mascherato: sindaco e giunta passano in posizione subordinata rispetto al prefetto, che ha mezzi repressivi nei confronti del sindaco e degli assessori». Ma si poteva commissariare davvero? «I termini c’erano tutti: in alcuni comuni del sud si è fatto per molto meno. Per quanto riguarda Roma, c’è una decisione di giudizio immediato per mafia Capitale con il sospetto di inquinamento, e il sospetto basta per commissariare».

Si chiamerà ANTImafia Capitale e ha tutte le premesse per far parlare di sè a lungo. Promossa dal Pd all’indomani dello schiaffo dato alla città dal funerale show di Vittorio Casamonica, la manifestazione è stata indetta per il 3 settembre dal commissario del Pd di Roma Matteo Orfini in piazza Don Bosco, alle 18. E se all’inizio era nata con la targa del Pd, ieri lo stesso Orfini, facendo un appello per lasciare almeno per un giorno le polemiche da parte, ha annunciato che sarà una piazza senza simboli. Un gesto che ha portato Alfio Marchini ad aderire, ma che non convince Sel: «non diventi la piazza delle larghe intese», ammonisce Paolo cento. Intanto il commissario romano, dopo le decisioni prese sul Campidoglio dal Consiglio dei Ministri, ha parlato di adesioni importanti alla manifestazione. Ribadendo che Roma «non è una città mafiosa, ma a Roma la mafia c’è ed è pericolosa e forte», Orfini mette in guardia sul fatto che «non è una sfida che può essere scaricata solo su Procura e forze dell’ordine. O sull’amministrazione. Occorre l’impegno della città. Mi chiedo se quella piazza non possa diventare occasione di una prima risposta collettiva». Ad accogliere l’invito è stato Alfio Marchini: «Da tempo affermo che a Roma serva una proposta politica che vada oltre i vecchi partiti e che coinvolga le migliori risorse di questa città. Solo così si potranno risolvere le grandi criticità di Roma». Ma Sel, per bocca del suo segretario Paolo Cento, vuole vederci chiaro: «Ben venga l’adesione di Marchini ma nessuno pensi di utilizzare questa manifestazione per la sperimentazione di alchimie politiche o strumentali che avrebbero come unico risultato di indebolire la lotta contro le mafie. Il 3 settembre deve essere l’occasione per una grande manifestazione civica contro le mafie e per la legalità».

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