La politica (elettorale) degli equivoci - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

La politica (elettorale) degli equivoci

La fine del commissariamento rappresenta una grossa spinta per Zingaretti, e il fatto che scatti dal primo gennaio 2019 non viene evidenziato. C’è un anno di passione ancora, i voti il governatore se li deve guadagnare sul campo. Risolvendo in fretta le questioni rimaste aperte: come quella della Fondazione S.Lucia, ad esempio

zingaSe non fosse così terribile ci sarebbe da sorridere e poi da applaudire affascinati. Gli strateghi del Pd, del governo, della lobby politica che governa Roma a dispetto della ingombrante presenza grillina (vedi le evoluzioni del ministro Calenda) sono degli inarrivabili prestigiatori: il partito deve puntare il tutto per tutto sulla vittoria di Zingaretti alle regionali, per mantenere un potere e per tentare un recupero generale in chiave di elezioni politiche. Dunque il governatore ha fatto progressi risanando il bilancio a suon di schiaffoni, tagliando, riducendo, avvilendo gli operatori e le strutture. Si trova di fronte a poco più di un cumulo di macerie e con tutti i problemi di fondo – strutturali – irrisolti, liste d’attesa, servizi, Pronto Soccorso,.. Dunque il colpo di genio, decretiamo ufficialmente la fine del commissariamento, annunciamo con gaudio da Palazzo Chigi che dopo dieci anni e grazie ovviamente a Zingaretti, il Lazio è uscito dal tunnel dei sacrifici imposti dal Ministero dell’economia. Si riparte, ci sono risorse, ci saranno oltre tremila assunzioni. Avanti, bandiere al vento. Ma c’è un ma. Che peraltro è contenuto in lettera maiuscola nel comunicato: la fine del commissariamento, il timbro sulla chiusura del piano di rientro è rimandata al 31 dicembre del 2018. Se ne parlerà tra un anno, insomma. Intanto godiamoci un clima nuovo, di speranza, di soddisfazione. Pensiamo alle elezioni con animo sereno. La nuova giunta avrà i soldi, appena chiusi tanti piccoli conti e capitoli rimasti aperti – la burocrazia, chiosa Zingaretti -. poi finalmente ci sarà un assessore alla sanità e tutti vivremo felici e contenti. Per ora cambia poco o niente. Ma si sa, l’effetto annuncio è un elisir elettorale potentissimo. Detto questo c’è il presente da considerare. Il governatore ha poche settimane di tempo ancora per sistemare le cose, per piazzare amici e amici degli amici, ma soprattutto per risolvere le questioni rimaste in sospeso. Come quella della Fondazione S.Lucia, c’è una cambiale da onorare.E in fretta- Quando si entra nel vortice pre-elettorale le istituzioni si fermano, non si fa più niente.Quindi calendario alla mano un paio di settimane. Il governatore ha fatto delle promesse al mondo intero e al popolo dei malati dal palco della sala del congressi del S.Lucia: chiudiamo subito il contenzioso e poi procediamo insieme per il futuro. Sono passati i giorni, le settimane, non è accaduto nulla: l’Istituto ha avanzato proposte concrete, di immediato sviluppo, la Regione nicchia, fa melina. Ha perso un pezzo importante, il negoziatore principe Panella , direttore generale spostato in fretta alla guida del Policlinico Umberto I. Ma non è certo un alibi. Nel team che guida la Regione c’è forse chi rema contro? Quel che è certo è che la soluzione del caso S.Lucia (come accadde in passato con il Gemelli) può essere paradigmatica per la gestione futura di tutto il settore. La cambiale diventa elettorale: chi salva il S.Lucia salva una intera popolazione. Che sarà grata al salvatore. Vale ovviamente il discorso inverso

Giulio Terzi

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