Roma capitale? Non del gioco d’azzardo - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Roma capitale? Non del gioco d’azzardo

gioco_azzardoQuando si pensa al gioco d’azzardo, è facile immaginare che la raccolta più imponente si ottenga nelle città più grandi. In linea di massima questo corrisponde alla verità, ma ovviamente l’intuizione non è veritiera in tutto e per tutto. La capitale d’Italia, almeno nel gambling, non è Roma. Sebbene la città eterna conservi un ruolo di primaria importanza anche nelle scommesse di ogni genere.

È questo ciò che sembra aver sottolineato l’insieme dei dati raccolti e pubblicati da Agimeg. Anche se le statistiche presentano una situazione decisamente disomogenea, che evidenzia la presenza di gusti differenti nelle diverse zone d’Italia. Va detto che Roma conserva senza difficoltà un netto primato nel volume di gioco in un settore fondamentale come le slot machine e le videolottery. Nel primo semestre del 2017 la spesa dei cittadini capitolini si attesta a 271 milioni di euro, quasi il doppio di Milano, in seconda posizione. Non bisogna dimenticare però che il dato è fortemente influenzato dal numero di abitanti e soprattutto dalla densità degli apparecchi: la capitale ne possiede più di 20.000, la città lombarda meno di 15.000. Può quindi essere più realistico il dato relativo alle scommesse sportive, che vedono una diffusione più livellata delle agenzie di scommesse. In questa graduatoria è Napoli saldamente al comando, con una raccolta di 677 milioni di euro sui 4,3 miliardi nazionali. Roma è alle spalle, ferma a 385 milioni di euro di volume di gioco per una spesa effettiva di 63 milioni.

A confermare il ruolo solo relativamente importante di Roma nel settore del gioco d’azzardo è la graduatoria per regioni pubblicata da Giochidislots, che premia nettamente la Lombardia. Nel 2016 in totale sono stati 10,3 i miliardi di euro puntati dai lombardi in slot machine e videolottery, contro i 5,1 del Lazio. Una differenza netta, che si può spiegare solo alla luce di una mancata (o parziale) influenza della capitale sull’economia del gambling intorno a essa. Per le regioni settentrionali i casinò hanno un ruolo fondamentale nel totale delle scommesse, e Campione funge da traino per la volontà di provare il brivido delle puntate. Un ragionamento simile può essere fatto per Venezia, che è il fulcro dell’attività di gioco del Veneto. Roma invece non riesce a diventare polo attrattivo per la regione, dati alla mano. Non a caso il Lazio è assente dai primi cinque posti della classifica per spesa pro capite nel gambling.

Nonostante la situazione non sia critica come in altre zone del Paese, l’amministrazione di Roma e gli enti locali laziali si stanno muovendo per contrastare il rischio del gioco d’azzardo patologico. i provvedimenti verso cui si muoveranno le amministrazioni sono quelli già applicati in altre realtà italiane, distanziometro e stanziamento di fondi per il recupero dei giocatori patologici su tutte. Pur non essendo la capitale del gioco, almeno in termini numerici, Roma rimane la capitale amministrativa. L’esempio deve partire dalla città eterna, per poter diffondere il messaggio contro gli eccessi dell’azzardo in tutto il Paese. Una situazione che si può verificare già nel prossimo futuro, a seconda delle decisioni della gestione attuale.

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