A Roma i superstiti del naufragio di Lampedusa: fortunati ad essere vivi - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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A Roma i superstiti del naufragio di Lampedusa: fortunati ad essere vivi

profSi sentono «fortunati per essere ancora vivi», chiedono informazioni su come raggiungere il centro di Roma e non vedono l’ora di giocare una partita a calcio. Appena arrivati a Roma gli ottantanove dei 155 sopravvissuti del tragico naufragio del 3 ottobre a Lampedusa vengono accolti in un edificio dell’Istituto Salesiano Teresa Gerini dove una cooperativa sociale (Eta Beta) si occupa di profughi, richiedenti asilo e minori, nella zona di Rebibbia-Ponte Mammolo. «Siamo felici di essere in Italia – dice un giovane migrante sorridendo -. Il futuro? È un problema…non lo so». Intorno alle 13, ad accoglierli all’aeroporto di Fiumicino, dopo il volo da Lampedusa, c’è il sindaco Ignazio Marino che consegna loro una lettera con scritto: «La accogliamo come accoglieremmo un fratello perchè così noi la consideriamo. Roma si è sempre dimostrata capace di accogliere». Dopo un viaggio a bordo di due pullman, buste di plastica alla mano con dentro i rari oggetti personali, gli immigrati giungono nel centro di accoglienza nel primo pomeriggio, ma poco dopo in tanti già sono in giro per il quartiere. Qualcuno è incredulo di essere davvero nella Capitale. Ma la tristezza cala nei loro occhi quando si parla del naufragio: «I nostri fratelli, i nostri amici, sono morti in mare – dice un altro ragazzo – per il futuro io penso a Dio che mi dà una mano e che mi dà fortuna». «Ci hanno raccontato le loro storie, drammatiche, senza perdere mai il sorriso», dice poi il sindaco Marino durante una conferenza stampa in Campidoglio. Spiega che tra i sopravvissuti, a Roma, c’è anche Mosè, il ragazzo rimasto per ore in acqua prima di essere salvato da un uomo italiano e aggiunge: «Gli ho chiesto se avesse avuto freddo lì in acqua e mi ha risposto di no perchè era felice di essere ancora vivo». I giovani eritrei (la maggior parte avrebbe sui vent’anni) da questa notte dormiranno in stanze da tre posti letto con bagno. La cooperativa ha consegnato loro già un kit di prima accoglienza con shampoo, creme, saponi e asciugamano e per questa sera ha preparato una cena etnica di benvenuto. Verranno distribuite schede telefoniche internazionali e sono in programma anche corsi di lingua italiana. Proprio accanto all’edificio che li ospita, oltre ad un campetto da calcio, c’è il centro di formazione professionale Teresa Gerini, dove, prima dell’arrivo dei ‘superstitì del naufragio sono stati fatti degli incontri di sensibilizzazione con gli allievi ed è stata avviata una raccolta di abiti. «Crediamo che l’accoglienza sia un valore importante – commenta il direttore dell’Istituto Don Giovanni Lubinu -. Anche per questo abbiamo dato in affitto volentieri il palazzo ad una cooperativa che si occupa proprio di profughi». Per ciascuno dei superstiti provenienti da Lampedusa «il Ministero dell’Interno provvede con 35 euro al giorno di cui il 20% (7 euro) è a carico di Roma Capitale», spiega l’assessore capitolino alle Politiche Sociali Rita Cutini. Il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici avrebbe già espresso al Campidoglio la sua disponibilità per offrire opportunità di lavoro, e lo stesso avrebbero fatto anche altri professionisti. Intanto nel quartiere dove alloggiano i migranti le reazioni sono differenti, tra chi è convinto del valore assoluto dell’accoglienza e chi è preoccupato per il rispetto delle regole. E una sorpresa, si mormora, nei prossimi giorni, potrebbe essere una visita di Papa Francesco.

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