Marino e il caso Rolling Stones, tutto serve per fare cassa - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Marino e il caso Rolling Stones, tutto serve per fare cassa

rollingstonesCon tanti problemi sul tappeto, con tutte le emergenze da affrontare si apre in Campidoglio un nuovo fronte, assolutamente inatteso. Quello dei Rolling Stones, dell’annunciato concerto al Circo Massimo, il prossimo 22 giugno. Un evento che pare sia stato fortemente voluto da Marino. Per un motivo specifico. Fare cassa. Portare Jagger e soci nella capitale significa innescare un meccanismo mediatico e finanziario enorme, con un ritorno nelle casse del Comune di sicuro interesse. Il timido “no” della Sovrintendenza ha provocato un evidente e notevole imbarazzo negli uffici del sindaco. Non possiamo permettere che qualcuno stoppi il business con veti o limitazioni. Ci mancherebbe. E scatta la controffensiva, i sovrintendenti dicono sempre di no a tutto, abbiamo già dato in altre occasioni (concerto di capodanno, centomila persone) e non è successo niente, studieremo tutte le misure del caso. Il problema di fondo, la preoccupazione di Marino è un’altra. Come far pagare la gente, come bloccare un’area considerevole e impedire che la piazza prenda il sopravvento. Una impresa titanica, visto e considerato il peso degli ospiti. Veltroni, più di un decennio fa, si inventò il concerto di Paul McCartney. Lo spessore del personaggio può essere parametrato ai Rolling? Si e no. Intanto l’evento – che suscitò violentissime polemiche – fu concepito e realizzato con un maxi palco davanti al Colosseo, con la gente spalmata lungo i Fori imperiali. La folla ballava fino in Piazza Venezia, non vi furono grossi problemi, il Colosseo fu blindato e i danni all’area monumentale-archeologica (se mai vi furono) non ebbero una quantificazione ufficiale a posteriori. Ma il baronetto dei Beatles non è Mick Jagger e soci quanto a impatto emotivo, a vibrazioni (in senso tecnico e psicologico), a ritmo, grinta e cattiveria musicale. Serve aprire una parentesi prima di tornare a Marino. Riannodiamo il nastro e riandiamo al 1975, altro secolo. Il mitico Paul a cinque anni dallo scioglimento dei Beatles, approdò a Piazza S.Marco, a Venezia. Eccezionali misure di sicurezza, migliaia di biglietti venduti. La folla sfondò i cordoni, e si mischiò con i paganti. Andò bene tutto sommato, non si fece male nessuno. La Basilica e le Procuratie se la cavarono con qualche crepa. Ma il repertorio di Paul, sia pure sparato a tutto watt ha più melodia che chiasso. Stessa location, un decennio dopo, protagonisti i Pink Floyd, con il mitico “The Wall”. Altro evento storico, calarono in laguna da ogni parte, Palazzo Ducale (e non solo) si fece abbastanza male per le violente vibrazioni sparate dagli enormi amplificatori. La sovrintendente dell’epoca, Margherita Asso, fece fuoco e fiamme. Mai più una cosa del genere a Venezia. Torniamo al Circo Massimo, il cerchio si chiude. Lo spettacolo del Rolling Stones, la loro musica, il loro mega impianto che effetto avranno sui monumenti? Baronetti datati anche loro, ma vigorosi e scatenati, faranno vibrare un’area tra le più delicate del mondo. Per ascoltarli verranno da ogni parte, e da ogni parte del mondo si guarderà a Roma. Ci vorrà uno sforzo eccezionale, di organizzazione, di sicurezza, per contenere la situazione, altro che straordinari dei vigili, altro che i centomila di capodanno. Roma ne verrà sconvolta per giorni, prima, durante e dopo. Sperando che tutto fili liscio. Ne vale la pena? Non è meglio l’Olimpico? Uno spiazzo a Tor Vergata? Per carità, Marino ha bisogno di incassare, ad ogni costo. Per quanto l’evento svuoterà le casse del Comune, biglietti, sponsor, diritti, richiamo turistico secondo il sindaco riempirà le tasche dei romani. E la Sovrintendenza taccia e si adegui. Si può ricordare sommessamente che per preservare (si fa per dire )Fori e Colosseo Marino ha sconvolto la vita dei romani. Ora la situazione è capovolta, a cinquecento metri in linea d’aria si può fare di tutto. Purchè renda. Giovanni Tagliapietra

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