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POMEZIA/Il dolce? Solo ai bambini che pagano di più. Bufera sul sindaco grillino

Fabio Fucci

Fabio Fucci

Il dolce solo a chi paga di più. E’ bufera sulla decisione dell’amministrazione della città di Pomezia, guidata dal grillino Fabio Fucci, di differenziare i menù per i bambini della scuola a seconda delle possibilità di spesa dei loro genitori.
Il nuovo capitolato prevede, infatti, due menù, con o senza dessert, a prezzi differenti. Risultato? I figli di chi non può permettersi di pagare il menù completo restano senza dolce. L’idea, nata secondo l’amministrazione per venire incontro alle richieste di alcune famiglie a reddito basso, ha scatenato subito pesanti polemiche. Perché non è difficile immaginare quanto sia penoso per un bambino essere privati dell’amata fetta di torta, soprattutto quando l’altra metà della classe può mangiarla.

Di «vergognosa discriminazione degli alunni, sulla base del livello di appartenenza del reddito delle famiglie» parla la deputata Pd, Chiara Scuvera. «Il sindaco tratta gli alunni come se fossero dei clienti di un ristorante. Quello di Pomezia – aggiunge – è l’ennesima prova che il fenomeno della povertà infantile esiste in Italia: è un problema politico e come tale va affrontato». Anche Walter Bianco di Sel sottolinea che «nella scuola pubblica non si possono e non si devono creare differenze tra i bambini sulla base delle capacità economiche delle loro famiglie. Farlo vuol dire creare, sin dall’età infantile, una discriminazione intollerabile». «La decisione dell’amministrazione comunale pometina – aggiunge – è un’ inaccettabile discriminazione tra i bambini sulla base del censo e delle capacità economiche delle loro famiglie».

Fioccano reazioni anche da parte di Valeria Fedeli e Raffaele Ranucci (senatori Pd):«E’ inaccettabile la scelta operata dalla giunta grillina di Pomezia di utilizzare due menù nelle mense scolastiche – sottolineano la Fedeli e Ranucci – In sostanza a chi paga di più viene fornito un pasto completo». «E questo in una scuola pubblica. Una cultura discriminatoria quella portata avanti dal Movimento 5 stelle che, nascondendosi dietro al cosiddetto governo partecipato, arriva al punto di far subire a dei bambini nell’età più delicata l’esperienza più terribile: la diseguaglianza sociale».

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