Nozze gay, il prefetto chiede la cancellazione degli atti a Marino. Coppie pronte alla diffida per Pecoraro | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Nozze gay, il prefetto chiede la cancellazione degli atti a Marino. Coppie pronte alla diffida per Pecoraro

L'avvocato Rotelli: "Tecnicamente non può procedere con l'annullamento perché è un'attività che spetta a un giudice e non ad una autorità amministrativa, neanche al ministro"

La storia potrebbe non finire oggi. Anzi. La vicenda delle trascrizioni e della richiesta odierna da parte del prefetto al Campidoglio di cancellare le 16 nozze gay, celebrate all’estero, registrate sabato a Roma dal sindaco Ignazio Marino potrebbe essere il ‘nodò burocratico finora mai affrontato in Italia. In un momento tra l’altro che potrebbe vedere l’Italia ad un passo dal riconoscimento delle unioni civili, «alla tedesca», come ieri lo stesso premier aveva anticipato: «se potessi farle da solo sarebbero già fatte entro dicembre ma non siamo in una dittatura», ha detto il presidente del consiglio Matteo Renzi. Una posizione che in sostanza ‘rafforzà la natura politica dell’atto di trascrizione delle nozze gay effettuato da Marino. «Matteo ha fatto bene ieri a riaffermare uno dei punti che erano stati qualificanti nella sua ultima corsa per la segreteria del Pd. – dice oggi il sindaco di Roma- È importante affrontare il tema dei diritti in un Paese dove questo tema è stato lasciato senza una guida e una legge». Ma intanto c’è da rispettare la legge e le norme. Per questo oggi il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro ha ‘invitatò formalmente Marino ad annullare le sedici trascrizioni per «evitare irregolarità sul registro di stato civile». In sostanza, è stato spiegato, la prefettura in questo caso agisce come ente di vigilanza sullo stato civile per controllare cioè se le trascrizioni siano regolari o meno. Una sorta di richiamo alle regole. Con un’esortazione, che la cancellazione avvenga «in tempi rapidi». Proprio per non pressare ‘politicamentè il sindaco di Roma. Un vero e proprio atto di cortesia istituzionale al quale Marino potrebbe rispondere con la cancellazione degli atti o, più probabilmente, ribadendo la propria posizione nel proseguire la strada intrapresa. Una strada che porta dritto a far emergere, secondo il Campidoglio, «la potenziale discriminazione contenuta in un’azione di cancellazione di un atto civile, contratto legalmente in un paese Ue, solo sulla base del sesso dei contraenti». Insomma un braccio di ferro burocratico tra Campidoglio e Prefettura che potrebbe però tirare in ballo anche il governo e la Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Ma non solo. «Siamo pronti a diffidare il prefetto di Roma nel cancellare la trascrizione dei matrimoni tra soggetti dello stesso sesso così come avvenuto sabato in Campidoglio», annunciano i legali di una delle coppie che hanno proceduto alla registrazione davanti al sindaco di Roma del matrimonio avvenuto a New York. «Tecnicamente – spiega l’avvocato Antonio Rotelli della Rete Lenford – egli non può procedere con la cancellazione perchè è una attività che spetta esclusivamente ad un giudice e non ad una autorità amministrativa, neanche al ministro. Nelle prossime ore invieremo una comunicazione ufficiale anche a tutti gli altri prefetti d’Italia con la quale li diffidiamo. In caso contrario, se in sostanza proseguiranno su questa strada, siamo pronti ad impugnare tutti e a rivolgerci alla magistratura». E per il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo, «sul piano politico però risulta ormai evidente che la circolare di Alfano ai Prefetti non ha alcun potere di annullare le trascrizioni dei matrimoni». E lo stesso ministro Alfano oggi ha chiarito la sua posizione: «Ncd è disponibile a studiare un modello italiano che possa dare maggiori diritti con tre paletti ben precisi alle unioni gay: no al matrimonio, no alle adozioni e no alla reversibilità delle pensioni, che sfascerebbe i conti pubblici». E in attesa di una soluzione c’è anche chi usa l’arma del dialogo. Come Jef e Domenico, attivisti di Gay Center, una delle coppie che sabato erano in Campidoglio. «Caro Prefetto ci incontri, non siamo un problema di ordine pubblico. Siamo solo una coppia. Perchè annullare un atto che certifica anche in Italia che siamo sposati? -scrive la coppia la Prefetto- Il Sindaco Marino ha preso atto di una realtà che riguarda i cittadini romani. Non possiamo essere coniugi in Belgio e single a Roma». L’annullamento delle trascrizioni da parte del Prefetto di Roma dei matrimoni gay non è ancora arrivato ma la battaglia di carte bollate è alle porte. La vicenda finirà sicuramente nei tribunali, dalla Corte per i diritti umani di Strasburgo fino alle aule giudiziarie italiane. Le 16 coppie che hanno visto finalmente trascritto anche in Italia il loro matrimonio non mollano: i loro legali definiscono apertamente «iniziativa contra legem» la circolare di Alfano che invita i prefetti ad annullare le trascrizioni. Anzi una coppia è pronti a diffidare il Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro e tutti gli altri. «Siamo pronti a diffidare il prefetto di Roma, e tutti gli altri nel procedere con l’annullamento – spiega l’avvocato Antonio Rotelli della Rete Lenford, difensore di una coppia che si è sposata a New York – Tecnicamente non può procedere con l’annullamento perchè è una attività che spetta esclusivamente ad un giudice e non ad una autorità amministrativa, neanche al ministro. Nelle prossime ore invieremo una comunicazione ufficiale con la quale lo diffidiamo. In caso contrario, se in sostanza proseguirà su questa strada dell’annullamento, siamo pronti ad impugnare tutto e a rivolgerci alla magistratura». Dal canto loro molte coppie che hanno partecipato alla cerimonia di sabato sono pronto ad «andare avanti» per fare riconoscere «un diritto sancito in tutta Europa». Affidandosi anche al Gay Center che da giorni ipotizza una class action. Jef e Domenico, un’altra coppia di sposi che ha visto registrata la propria unione sabato, sono pronti ad incontrare Pecoraro per «fargli capire che non siamo un problema di ordine pubblico». «Viviamo insieme da 26 anni, dal 2006 siamo anche sposati – dicono – in tutta Europa siamo una coppia riconosciuta a tutti gli effetti, perchè qui no?». Romani, liberi professionisti, entrambi 55 anni, i due sabato erano in Campidoglio per effettuare la trascrizione del matrimonio celebrato ad Anversa otto anni fa. «Al Prefetto vogliamo fare capire che la nostra unione deve essere riconosciuta perchè ciò avviene in tutta Europa mentre qui in caso di problemi di lavoro non ci viene riconosciuto alcun diritto come ad esempio il mutuo soccorso, in caso di una malattia rispetto alla legge italiana siamo due perfetti sconosciuti. In ballo ci sono i nostri diritti». I diritti appunto della persona, il concetto sul quale punta il Campidoglio, assieme alla discriminazione sessuale, per potersi rivolgere a Strasburgo. Intanto nei prossimi giorni Paolo Sordini, giornalista Rai, che sabato ha registrato il matrimonio con Lorenzo, è pronto a chiedere all’azienda il congedo matrimoniale. «Dopo che mi sono sposato all’estero avevo chiesto il congedo all’azienda ma mi era stato negato perchè mancava la trascrizione dell’atto nel nostro paese, ora però le cose sono cambiate. Sto valutando se reiterare la richiesta così come farà mio marito presso il suo datore di lavoro», spiega. Uno degli effetti concreti di un atto che per ora non sembra essere solo «una carta».

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