Opera, l'assemblea dei lavoratori vota l'accordo: via i licenziamenti. Su 400 votanti, 7 i contrari | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opera, plebiscito sull’accordo: l’assemblea dei lavoratori vota ‘sì’, via i licenziamenti

«Male che vada, avremo due anni per cercarci un altro lavoro», commenta una cantante dell’Opera di Roma dopo il plebiscito dei lavoratori a favore dell’accordo con l’azienda. A due giorni dall’inizio della stagione il licenziamento dei 180 artisti dell’orchestra e del coro viene evitato con un plebiscito dell’assemblea, che comprende anche tecnici e amministrativi del Teatro: solo 7 contrari su oltre 300 presenti, tre gli astenuti. Era la condizione posta dal Cda della Fondazione per ritirare il clamoroso licenziamento collettivo del 2 ottobre. Un mese e 23 giorni dopo la crisi dell’Opera si chiude. Ha prevalso nettamente la voglia di conservare il posto di lavoro. Tutti i circa 460 lavoratori rinunciano a una parte dello stipendio, gli artisti anche a una serie di indennità – come previsto dall’intesa firmata dai sindacati una settimana fa – e promettono più produttività, cioè più repliche degli spettacoli, fino al 40% entro tre anni. Il tutto per risparmiare 3 milioni di euro e ripianare il deficit. Soddisfatti i sindacati, che superano le divisioni di qualche mese fa. Ancora di più il sovrintendente Carlo Fuortes, che ha voluto lo scontro duro e poi il dialogo. «Esprime grande soddisfazione e rinnova la convinzione che questo risultato è un chiaro segno di volontà di rilancio da parte di tutti i dipendenti artistici, tecnici e amministrativi. Il progetto – dice la nota del Teatro – punta a garantire stabilità economica e crescita produttiva, in modo da valorizzare quell’eccellenza artistica che l’Opera di Roma già possiede e saprà sempre più esprimere in futuro». «I lavoratori hanno voluto fare un sacrificio per rilanciare un patrimonio culturale italiano – dice Paolo Terrinoni di Fistel-Cisl -. Da questo punto si riparte». Per Giorgio Salvucci di Uilcom-Uil, «abbiamo inseguito questo obiettivo da luglio, allora purtroppo non c’è stata unità tra i sindacati. Ma una situazione difficile se posta bene può diventare molto positiva. Si pongono le basi per un nuovo modello produttivo». «La linea dei licenziamenti e delle esternalizzazioni ha perso – dice Lorella Pieralli di Fials-Cisal -. Ora non mi dispiacerebbe che i lavoratori diventassero soci della Fondazione del Teatro. Ha prevalso la solidarietà tra i lavoratori, più responsabili delle governance dei Teatri lirici che con la loro cattiva gestione hanno portato a questo punto». «Il sindacato ritrova l’unità ed è importante – dice Alberto Manzini di Slc Cgil -. Ha vinto chi si è battuto contro il modello dei licenziamenti. Si chiude una vicenda anomala e vergognosa. Ora rilanciamo il Teatro e mettiamo in pratica l’accordo. Sarà possibile recuperare col tempo quello che i lavoratori perdono ora». Finisce una vicenda che ha varcato i confini italiani. Anche oggi per l’assemblea al Costanzi c’era una tv giapponese. In Giappone l’Opera di Roma ha fatto la sua ultima tournee di successo, nel maggio scorso. C’era ancora Riccardo Muti. Poi gli scioperi alle ‘primè estive di Caracalla, l’addio del maestro, lo choc dei licenziamenti. Giovedì su il sipario per ‘Rusalkà

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