Mafia capitale, la tela del ragno sull'Ama grazie alle soffiate dei dirigenti. Sospesi gli appalti del servizio giardini | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, la tela del ragno sull’Ama grazie alle soffiate dei dirigenti. Sospesi gli appalti del servizio giardini

Rubato un computer dagli uffici capitolini che curano il verde di Roma

– Una tela di ragno, un sistema certosino e capillare di rapporti e corruzione che riusciva a pilotare e aggiustare appalti. E ad adattarsi ai cambi di dirigenza. Così l’organizzazione mafiosa guidata da Massimo Carminati riuscì per alcuni anni ad «aggiustare e pilotare» gli appalti all’Ama, l’azienda municipale ambiente capitolina, affidata durante al giunta Alemanno al suo fedele Franco Panzironi, finito anche lui nell’inchiesta Mafia Capitale e definito dal gip «»garante dei rapporti dell’associazione con l’amministrazione comunale negli anni 2008-2013, oltre che uomo a libro paga, capace di fornire uno stabile contributo per l’assegnazione di appalti pubblici e lo sblocco dei pagamenti«. L’Ama per il clan era una »pepita« d’oro su cui il gruppo criminale mise gli occhi a partire appunto dal 2008. Storicamente, in base a quanto emerge dalle carte dell’inchiesta, gli affari tra il clan e l’Ama sono divisi in due tronconi: dal 2008 al 2013 e dal 2013 al 2014. In questo periodo gli inquirenti hanno potuto registrare »una diffusa attività corruttiva intervenuta in Ama«. Nella prima fase l’uomo, il punto di riferimento assoluto, per il clan all’interno dell’azienda è Franco Panzironi, finito anch’egli in galera, e figura storicamente legata all’ex sindaco Alemanno. Panzironi in Ama è stato amministratore delegato, un ruolo che leggendo anche alcuni dialoghi presenti nell’ordinanza può apparire riduttivo. »Lei ha capito che l’azienda non è la sua o della colletività, è di Panzironi?«, si legge in uno stralcio di intercettazione. »Panzironi – scrive il gip – in ragione del suo ruolo in Ama, è asservito agli interessi dei soggetti economici riconducibili alla coppia Buzzi-Carminati«. Per gli inquirenti il clan è riuscito ad ottenere appalti milionari come quello del 5 dicembre del 2012, per un valore complessivo di 21 milioni e 450 mila euro, relativo alla raccolta differenziata o come quello del 11 dicembre, sempre del 2012, per dei lavori relativi alla raccolta delle foglie per il comune di Roma. Grazie all’influenza che aveva sui massimi dirigenti dell’azienda, il gruppo Carminati è riuscito ad ottenere anche lo sblocco in favore di società del clan di un credito di 10 milioni. Le indagini hanno evidenziato, inoltre, come Panzironi, in relazione a un appalto del valore di 5 milioni di euro, affidato da Ama, »abbia percepito dal clan una utilità pari a 120.000 euro«. Con il cambio di amministrazione nel 2013, la Mafia Capitale ha dovuto cercare nuovi agganci all’interno della municipalizzata. In questa operazione il gruppo criminale dimostra »capacità di adattamento« che porta a »immediati risultati«. Il gruppo riesce infatti ad »aggiustare« appalti come quello per la raccolta multimateriale nel dicembre del 2013.

Tutta la gara d’appalto per il verde pubblico a Roma minuto per minuto, fino all’apertura delle buste. Col trucco: la correzione, all’ultimo del prezzo al ribasso a favore di Mafia Capitale, per farla vincere sicuro. E poi l’appalto per i lavori legati all’emergenza maltempo, le piste ciclabili e altro ancora. Gare da milioni di euro. Era quanto garantiva alla banda di Massimo Carminati, secondo l’accusa, il funzionario del Campidoglio Claudio Turella, arrestato per corruzione aggravata, turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio. Assieme alla collega Rossana Calistri, ai domiciliari per turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio. È una tranche dell’inchiesta ‘Mondo di Mezzò che sale in primo piano per l’irruzione la scorsa notte di ignoti e il furto di pc negli uffici del Servizio Giardini di Roma. Responsabile del Servizio programmazione e gestione del verde pubblico, ma anche componente della Commissione di aggiudicazione degli appalti, Turella, 63 anni, era per la procura un tassello importante del ‘Mondo di Soprà. Per i suoi servigi al gruppo avrebbe ricevuto di sicuro 25 mila euro per i lavori necessari dopo una nevicata – hanno accertato gli investigatori -, con la promessa di 30 mila euro per la manutenzione delle piste ciclabili. Invece per la manutenzione ordinaria delle aree verdi delle ville storiche di Roma, conclusa con l’assegnazione alla Eriches 29 (parte della galassia coop di Salvatore Buzzi) secondo l’accusa Turella sarebbe parimenti intervenuto, ma il prezzo non è accertato. Nell’ordinanza d’arresto si legge che Turella avrebbe chiesto «ai competenti organi della giunta comunale di orientare la destinazione di risorse economiche in bilancio in settori cui erano interessati soggetti economici riconducibili a Buzzi». E ancora concorso «nell’assegnazione da parte del comune di Roma di lavori a cooperative del gruppo per l’emergenza maltempo» e «nell’assegnazione da parte del comune di Roma di lavori a cooperative del gruppo per la manutenzione delle piste ciclabili e per modificare l’originario stanziamento previsto in 800.000 euro iva compresa a 800.000 euro iva esclusa». Infine la manutenzione del verde nelle ville storiche di Roma: il funzionario vicino al clan pensava a tutto, secondo i pm, e veniva remunerato. Il Gip ha creduto alla ricostruzione della procura e concesso l’arresto di Turella. Oggi qualcuno si è introdotto nei suoi uffici, forse chissà in cerca di documenti.

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