Malasanità: in sala operatoria per un tumore al rene, le asportano quello sano. Aperta un'inchiesta | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Malasanità: in sala operatoria per un tumore al rene, le asportano quello sano. Aperta un’inchiesta

Entra in sala operatoria per l’asportazione di un rene colpito da un tumore ma i chirurghi le tolgono quello sano. È accaduto il 2 gennaio a una donna di 84 anni, nell’ospedale romano Cto sulla cui sorte incombe da un decennio il rischio di chiusura: ad anticiparne la traiettoria, cinque anni fa, è stato proprio il reparto di Urologia, di fatto scomparso, comunque senza più attività chirurgica. La donna, infatti, è stato operata dai medici della Chirurgia generale guidata da Marco Lombardi. Gli stessi che, per accorgersi del terribile errore, hanno impiegato cinque giorni. Ad assisterli in sala operatoria c’era un solo urologo.

Un episodio inquietante, di malasanità, su cui ora la Regione Lazio vuole vederci chiaro. “La Regione Lazio – si legge in una nota-  attende dalla direzione della Asl, una relazione dettagliata con i risultati dell’inchiesta interna”. Inoltre, “l’Amministrazione regionale ha disposto un’audit attivando il nucleo del risk management al fine di accertare se sono state seguite le procedure previste e le responsabilità del grave errore a partire dalla valutazione clinica sull’appropriatezza dell’intervento. Nello stesso tempo – prosegue la nota – la Regione, una volta accertati i fatti e le responsabilità, intende procedere con estremo rigore verso coloro che hanno compiuto un errore di questa natura assolutamente incompatibile con la qualità e l’accuratezza che ogni giorno il sistema sanitario regionale garantisce ed eroga ai suoi cittadini”.

“Quanto accaduto è gravissimo”, dichiara senza giri di parole, Carlo Saitto, direttore della Asl RmC cui l’ospedale fa capo: “Una tragedia per la paziente e i suoi familiari, che chiama in causa responsabilità sulle quali aspetto una relazione dal team operatorio e il rapporto finale di un’indagine interna”. “Il primo quesito cui rispondere”, ancora Saitto, “è se c’era o no la necessità di un’operazione di quel tipo per una paziente over 80”.

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