Opere incompiute, nel Lazio sono 82. Calatrava: "La vela sarà terminata". Architetti: "Evitare scelte sbagliate" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Opere incompiute, nel Lazio sono 82. Calatrava: “La vela sarà terminata”. Architetti: “Evitare scelte sbagliate”

Nel Lazio «c’è la punta massima delle opere incompiute, con 82 casi». A dirlo è il viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, intervenendo al convegno «Opere incompiute: quale futuro?», alla Città dello Sport di Tor Vergata. Per tali opere sono stati già spesi, rende noto il Mit, oltre 250 milioni di euro, mentre gli oneri di ultimazione dei lavori ammontano a circa 78 milioni. «Ci auguriamo che il nuovo Codice degli appalti eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno – tipicamente italiano – delle opere pubbliche incompiute. La strada da percorrere è quella del ricorso alle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualità; della condivisione dei progetti con le comunità; di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialità economiche e le risorse disponibili. Tutto ciò potrà evitare scelte che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale». Così, in una nota, Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in occasione del convegno di studi «Opere incompiute: quale futuro?», organizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, da Itaca, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. «Ora – prosegue – serve aprire una stagione nuova, una stagione di interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo quello della riduzione progressiva del suolo consumato, per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute – a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti – sta nel loro riuso e nella loro trasformazione». «Un esempio è sotto gli occhi di tutti – conclude Freyrie – il recente progetto di trasformazione in area green e in una piazza del viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario a Roma, uno degli interventi proposti dal gruppo di giovani architetti ‘G124’ di Renzo Piano per rammendare le periferie delle nostre città».

– «Penso che bisogna vedere le cose con ottica più ampia. Quest’opera è nata come un progetto epocale, che può portare allo sviluppo dell’Università e della zona circostante. Questa è la reale base funzionale per l’investimento economico». A dirlo l’architetto Santiago Calatrava, progettista della «Città dello Sport» a Tor Vergata, intervenendo al convegno «Opere incompiute: quale futuro?», in corso proprio nella struttura. E ha ricordato come «l’idea iniziale era quella di ristrutturare un’area che fosse capace di accogliere grandi eventi con migliaia di persone, come avvenuto in occasione del Giubileo». Riferendosi agli edifici del passato, come ad esempio «le basiliche che hanno cambiato più volte la loro funzione», Calatrava ha parlato della possibilità di «cambiamenti sulle funzionalità», sottolineando però che «bisogna conservare il carattere centrale dell’opera». A chi gli chiedeva se fosse pronto a cambiare il progetto, ha replicato: «Bisogna sedersi e lavorare per portare idee contestualmente interessanti. Una delle cose più importanti è essere flessibile e fa parte del mio mestiere. Non sono mai venuto per imporre nulla – ha precisato -. Il fatto di poter contribuire e collaborare con le istituzioni, in particolare l’università, per cui ho rispetto enorme, mi sembra un privilegio».- «Sono completamente convinto che l’opera sarà terminata, in 30 anni di professione non mi è mai successo che una mia opera, una volta iniziata, non sia stata conclusa». A dichiararlo è l’architetto Santiago Calatrava, progettista della «Città dello Sport» a Tor Vergata, intervenendo a margine del convegno «Opere incompiute: quale futuro?», in corso proprio nella struttura. «Atttualmente lo stato di avanzamento dei lavori è del 70-75% – ha aggiunto – ma dal punto di vista economico è molto diverso». Riguardo al suo compenso, Calatrava ha aggiunto: «Il migliore compenso per me è quello di vedere un’opera del genere conclusa e credo sia lo stesso per ogni operaio che ci ha lavorato. Tante volte sono venuto qui a Roma a imparare – ha ricordato – e non sarò mai abbastanza grato a quanto l’Italia ha fatto per costruire il ‘bellò, che è continuamente per me fonte d’ispirazione». E chiosa: «All’Università si sta lavorando con molto buon senso per ricondurre il progetto a quelle che sono le loro esigenze, anche per reperire fondi ministeriali ed europei». – «Non lo so, lo deve domandare ad altre persone. Bisogna avere pazienza, i tempi di queste opere sono lunghi. Credo che noi siamo, ancora oggi, dentro i tempi che opere come questa richiedono». Così l’architetto Santiago Calatrava, progettista della Città dello Sport di Tor Vergata, a margine del convegno «Opere incompiute: quale futuro?», in corso proprio nella struttura, a chi gli chiedeva «chi deve chiedere scusa ai romani costretti a guardare uno scheletro». Mentre alla domanda se avesse sentito l’ex sindaco di Roma, Walter Veltroni, e quello attuale, Ignazio Marino, sul progetto, Calatrava ha replicato: «I miei rapporti sono con l’Università».

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