Italia violenta e selvaggia. E facciamo tutti finta di non capire | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Italia violenta e selvaggia. E facciamo tutti finta di non capire

tassista_aggressione_fiViviamo in un’Italia violenta, selvaggia, brutale. E facciamo finta di niente, voltiamo lo sguardo, fingiamo di non capire. Tutti benpensanti, brave persone, gente tranquilla. Deve scattare qualche molla perché tutto esploda, come è avvenuto ieri nella centralissima piazza Barberini, a Roma, davanti a tutti. Un padre corre disperato in farmacia, serve una medicina urgente per il figlio, disabile psichico. Lo lascia in macchina. Difficile scelta. Non può parcheggiare, da quelle parti è praticamente impossibile, non può portarselo dietro e lasciare la macchina in mezzo alla strada. Alla disperazione storica, al dolore, alla preoccupazione si aggiunge la frustrazione. Si arrende, butta la macchina in mezzo ai taxi , ce ne sono decine in attesa per tutto il giorno. E scende. Ma la cosa non va giù ad un tassista che aggredisce il pover’uomo, le giustificazioni non bastano, non basta sventolare la ricetta. E’ un pestaggio feroce, brutale, folle. Davanti a tutti. Nessuno interviene, il figlio in macchina assiste sotto choc alla scena. L’aggressore se ne va come se nulla fosse. Il ferito è ridotto male, ma la sua preoccupazione è per il ragazzo, non può lasciarlo lì, chi se ne occupa. E’ il dramma dei genitori con figli disabili. Lasciati soli dalla amministrazione, dalla società. In qualche modo tutto viene gestito. “Dopo”siamo tutti bravissimi a rimediare. Il poveretto è grave in ospedale, in terapia intensiva, il tassista aveva ripreso a lavorare come se nulla fosse accaduto, quando i carabinieri lo prendono. Da un episodio che lascia l’amaro in bocca e una sensazione di sconfitta, di scoramento, una serie di lezioni sulla vita di questi giorni. Fare il tassista non è facile, la categoria è sana ma a rischio per mille motivi. Cavarsela con la solita mela marcia non regge. A persone come quelle noi affidiamo la nostra vita, quotidianamente. Chi controlla, chi vigila e filtra. Servirebbero test aggiornati, accurati. Stress, tensioni, assunzione di sostanze. C’è di tutto. E qualcuno deve assumersi le responsabilità. Ancora. Quel padre lasciato solo con il suo problema. Di chi è la responsabilità? Le scuse non valgono, gli interventi a posteriori sembrano prese in giro. Non c’è un sistema affidabile, non c’è una rete di protezione. I soldi servono ad altro, i servizi sociosanitari e sociali hanno altro per la testa. E questi sono i risultati. Qualcuno può provvedere? O dobbiamo aspettarci il peggio? Qualche giorno fa in un convegno organizzato da Il nuovo Corriere di Roma e del Lazio e dalla LUMSA si è parlato proprio di queste realtà, di queste emergenze sociali. Mettiamo tutto insieme, la violenza selvaggia e gratuita, l’incapacità di aiutare le componenti più fragili della nostra comunità. Salute sociale, un paese fuori controllo, era il titolo. E fuori controllo è il paese intero, senza una rete di protezione e di controllo, senza una strategia. Si pensa ad altro, ed ogni giorno c’è notizia di morti ammazzati apparentemente senza motivo, madri e padri, mariti e mogli, giovani e anziani. E’ una mattanza. Ma facciamo tutti finta di non capire. La crisi accelera il fenomeno di disgregazione sociale. Ma in Parlamento e a Palazzo Chigi giocano alla politica. Giovanni Tagliapietra

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