Addio a Elio Toaff, grande rabbino e italiano. In centinaia in sinagoga: l'omaggio del ghetto di Roma | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Addio a Elio Toaff, grande rabbino e italiano. In centinaia in sinagoga: l’omaggio del ghetto di Roma

Elio Toaff non è stato solo un grande rabbino italiano ma una figura indelebile della storia patria. Ed ha inciso nel profondo il dialogo tra ebrei e cristiani fin dai tempi della sua vicinanza con Giovanni XXIII per il quale pregò da ebreo nei momenti finali della vita del papa. Una delle immagini più potenti che segnano il rapporto tra le due fedi è stata quella che ritrae Toaff vestito con i paramenti bianchi della tradizione accogliere nella Sinagoga di Roma papa Giovanni Paolo II il 13 aprile del 1986: la prima volta di un pontefice in un Tempio ebraico. Di quell’incontro scrisse più tardi: «Insieme entrammo nel Tempio. Passai in mezzo al pubblico silenzioso, in piedi, come in sogno, il papa al mio fianco, dietro cardinali, prelati e rabbini: un corteo insolito, e certamente unico nella lunga storia della Sinagoga. Salimmo sulla Tevà e – raccontò – ci volgemmo verso il pubblico. E allora scoppiò l’applauso. Un applauso lunghissimo e liberatorio, non solo per me ma per tutto il pubblico, che finalmente capì fino in fondo l’importanza di quel momento…». Ma ci fu un punto in cui quel tributo divenne «irrefrenabile» e fu – aggiunse Toaff – «quando il papa disse: ‘Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire, i nostri fratelli maggiorì». Un momento storico per un uomo di fede come lui che per 50 anni è stato rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, la più numerosa d’Italia. Nato il 30 aprile del 1915 a Livorno, figlio del rabbino capo della città, Toaff era laureato in legge e in teologia all’Università di Pisa dove ottenne anche il titolo di rabbino maggiore. Nel 1941, nel pieno delle leggi razziali, andò a dirigere la Comunità ebraica di Ancona; due anni dopo, nel 1943, raggiunse i partigiani in Versilia. Catturato dai tedeschi – che poco dopo avrebbero compiuto la strage di Santa Anna di Stazzema – riuscì a scampare all’eccidio. Alla fine della guerra fu nominato rabbino capo di Venezia, dove divenne anche docente di Lettere ebraiche all’Università Cà Foscari. A Roma arrivò nel 1951 raccogliendo l’eredità di un altro grande rabbino capo della capitale, David Prato. Lì trovò una comunità travolta dalla persecuzioni, che aveva subito la grande razzia del 16 ottobre del 1943 e che era stata decimata nei campi di sterminio nazista. Per 50 anni è stato la massima autorità religiosa degli ebrei romani, figura di primo piano dell’ebraismo italiano ma anche della vita sociale della nazione. Toaff, a detta di molti, era un uomo schietto, affabile e al tempo stesso molto legato ai principi della normativa religiosa ebraica. Figura, fin dalla sua nomina, amatissima dalla comunità romana che spesso lo omaggiava quando passeggiava in ‘Piazzà, come gli ebrei romani chiamano il cuore del Ghetto. Toaff ha lasciato la sua carica l’8 ottobre del 2001 a 86 anni: fu lui stesso ad annunciarlo quel giorno al termine delle preghiere in Sinagoga. Un annuncio che commosse e colpì non solo gli ebrei romani ma l’intero ebraismo italiano. Alla sua autorevolezza, alla sua umanità e alla sua dottrina rese omaggio anche papa Ratzinger. Nel gennaio 2010, nella seconda visita di un pontefice ad un tempio ebraico, Benedetto XVI, prima di entrare in Sinagoga – dove l’attendeva il successore di Toaff, Riccardo Di Segni – il papa si fermò davanti la casa dell’oramai rabbino emerito di Roma dove ci fu l’incontro tra i due. Vedovo da molti anni di Lia Luperini, Toaff ha avuto quattro figli. Per molti anni Toaff è stato direttore del Collegio rabbinico italiano, dove si formano i futuri rabbini e anche, molto a lungo, presidente del Tribunale rabbinico di Roma. Una raccolta di firme fu promossa anni fa dal segretario confederale della Uil Paolo Pirani per chiedere all’allora presidente Ciampi la nomina a senatore a vita. Oggi l’intero mondo ebraico italiano, e non solo, è in lutto: per Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche, è «morto un uomo straordinario, un punto di riferimento». Per Riccardo Pacifici, presidente degli ebrei romani, «un gigante della storia che ha ridato orgoglio alle nostre comunità». I funerali si svolgeranno domani pomeriggio a Livorno.- Giovani, anziani, amici e ammiratori della figura di Elio Toaff sono accorsi in serata al Tempio Maggiore di Roma per onorare la memoria del rabbino capo emerito, scomparso quasi centenario questa sera. Sono tantissime le persone che, appena appresa la notizia circolata di bocca in bocca e poi ripresa dagli organi di stampa, affollano la Sinagoga più importante della Capitale: c’è praticamente tutta la Comunità ebraica della città, a partire dal presidente Riccardo Pacifici, ma anche non ebrei, segno del profondo rispetto che Toaff, protagonista nel 1986 di un memorabile incontro con papa Giovanni Paolo II proprio nella Sinagoga, ispirava anche nei non correligionari. Niente fiori – non fa parte della tradizione religiosa ebraica – ma un clima di grande commozione e di preghiera: il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e gli altri rabbini della Comunità recitano i Salmi di Davide. Toaff era nato a Livorno il 30 aprile del 1915, e i funerali, annuncia il Consiglio della Comunità ebraica di Roma, si terranno domani proprio nella città toscana. Ma, si apprende sempre dalla Comunità, domani alle 11 la bara di Elio Toaff sarà esposta sotto il colonnato del Tempio maggiore di Roma per permettere a tutti di poter onorare il Rabbino. Alle 13.30 un breve corteo funebre si muoverà dal Tempio. Subito dopo la salma partirà per Livorno. Anche il sito della Comunità ebraica di Roma sta omaggiando il suo illustre esponente: «Shalom Rav Elio Toaff» si legge sulla pagina www.romaebraica.it, sopra a una fotografia che mostra il rabbino, per 50 anni guida spirituale degli ebrei romani e punto di riferimento dell’ebraismo di tutta Italia, in uno dei suoi indimenticabili sorrisi.

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