Mafia capitale, il commissario dem Orfini ancora in soccorso di Marino: "Solo i romani possono mandarlo via" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Mafia capitale, il commissario Orfini in soccorso di Marino: “Solo i romani possono mandarlo via”

Parole utili per pareggiare i conti con il premier, che con il suo aut aut di ieri («Governi o va a casa») aveva certamente messo in difficoltà lo stesso numero uno del Pd Roma

L’assedio al Campidoglio non ha fine e rischia di diventare il banco di prova non solo del Renzi 2 ma anche del nuovo Pd, quello che Matteo Orfini sta cercando di far risorgere dalle ceneri di tessere taroccate e circoli fantasma. Intanto Grillo approfitta del palcoscenico Capitale per inasprire i toni. Prima twitta «elezioni a Roma il prima possibile, prima che la città venga sommersa da topi, spazzatura e clandestini» poi, dopo essere stato tacciato di razzismo sul web per l’infausto accostamento topi-clandestini, corregge il tiro. Oggi il soccorso al sindaco Marino, sempre più solo e asserragliato nel suo «tiro dritto», è arrivato proprio da Orfini che a sorpresa ha gettato un salvagente al chirurgo dem: «A mandare via Marino non saremo nè io nè Renzi ma i romani che lo hanno votato». Parole che, secondo l’esegesi dei bene informati, sarebbero anche un piccolo pareggiare i conti col premier: Renzi infatti col suo aut aut di ieri («Marino o governa o va a casa») aveva certamente messo in difficoltà un Orfini non solo impegnato a ricomporre il partito cittadino ma anche a ricostruire la fiducia dell’elettorato attorno ad un’amministrazione che sembra annaspare tra buche, spazzatura, traffico, arresti e indagati. E così stamani, proprio durante la presentazione della festa cittadina dell’Unità (la prima con un Pd romano commissariato e scompaginato), Orfini ha offerto la sua sponda alla malconcia squadra del Campidoglio. «Il Pd non ha mollato Marino, lui è il sindaco che ha vinto le primarie e le elezioni e ha il dovere di governare questa città», ha ricordato il presidente del Pd sottolineando, forse non a caso, che Marino è stato legittimato dalle urne. «Marino sa bene che bisogna fare di più» ha spiegato Orfini sicuro che «il prefetto Gabrielli alla fine dirà che non c’è bisogno dello scioglimento». Dunque ancora una volta l’appello è a fare meglio e amministrare. Insomma quel «salto di qualità» chiesto anche dopo la rivolta di Tor Sapienza, dopo l’affaire multe e Panda Rossa, dopo lo tsunami Mafia Capitale. I boatos dicono però che il partito starebbe prendendo tempo per costruire una candidatura solida, forse pescando tra big del governo, ministri come Gentiloni o Franceschini. Il prefetto Franco Gabrielli invece, indicato da rumors come uno dei possibili candidati, ha reciso ogni possibilità: «non ho ambizioni politiche», ha dichiarato. Anche Fabrizio Barca è sembrato smarcarsi: «Non penso che io sia la persona adatta a seguire il Comune di Roma, serve una figura che conosca bene Roma: io stesso mi sono stupito di quanto da romano non la conoscessi», ha detto a Otto e Mezzo. A dare un aiuto, al sindaco, anche indiretto, anche il Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone che ascoltato dalla Commissione d’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti, ha spiegato che il sistema Buzzi-Carminati ha fatto un salto di qualità nel 2011, anno in cui in Campidoglio c’era il predecessore di Marino. L’opposizione scalpita. Forza Italia e Ncd chiedono le dimissioni e lo fa anche Alfio Marchini «autosospeso perchè non sono stato eletto per scaldare le sedie». Qualche Pd in ordine sparso difende personalmente il sindaco come Miccoli, ex segretario cittadino e ora deputato, e i presidenti di municipio. Sel, tiepido alleata di Marino in Campidoglio, resta guardinga e lo sferza: «si cambi». La squadra del chirurgo tace. Ma le certezze di ieri, «andiamo avanti», sembrano oggi meno granitiche. «Noi tiriamo dritto finchè possiamo», sospira l’assessore allo sport Paolo Masini.

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