Gioielliere ucciso, caccia al killer. Lo sfogo dei commercianti: "E' come una guerra" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Gioielliere ucciso, caccia al killer. Lo sfogo dei commercianti: “E’ come una guerra”

Il negozio è infatti piccolo e poco riconoscibile dall'esterno come una gioielleria. Anomalo anche il fatto che il killer non abbia usato un'arma da fuoco. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e della compagnia San Pietro

– Impronte digitali, tracce biologiche e immagini delle telecamere. È caccia all’uomo che ieri pomeriggio ha ucciso nel centralissimo quartiere Prati a Roma il gioielliere 70enne Giancarlo Nocchia durante una rapina. Oggi c’è stato un nuovo sopralluogo dei carabinieri nel negozio di via dei Gracchi, uno storico laboratorio dove l’orafo creava gioielli di nicchia. Gli esperti del Ris avrebbero trovato elementi interessanti cercando impronte digitali e tracce biologiche che l’assassino potrebbe aver lasciato all’interno del locale. Da lì potrebbe arrivare la svolta per risalire alla sua identità. Accertamenti anche su un portagioielli con all’interno preziosi che l’uomo ha perso in strada durante la fuga. Al momento l’ipotesi è che nella bottega sia entrato un unico uomo, ripreso dalla telecamera del negozio con in testa una parrucca scura non molto vistosa e degli occhiali, forse fingendosi un cliente. La vittima avrebbe reagito alla rapina ed è stato colpito alla testa più volte con un corpo contundente non ancora individuato. Per terra i carabinieri hanno sequestrato una serie di oggetti che verranno analizzati per chiarire se tra questi ci sia ‘l’arma del delittò. Ancora da chiarire, però, se all’esterno ad attendere il killer c’era un complice che fungeva da palo. Gli investigatori non stanno tralasciando nessun aspetto in questa fase delle indagini anche se la rapina resta la pista prevalente. Si scava perciò anche nella vita della vittima per ricostruire come abbia trascorso le ultime ore, se avesse avuto appuntamento con qualcuno o se quell’uomo, ora ricercato, si era recato già nei giorni scorsi nella gioielleria per ‘studiarè la situazione. Il negozio è infatti piccolo e poco riconoscibile dall’esterno come una gioielleria. Anomalo anche il fatto che il killer non abbia usato un’arma da fuoco. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e della compagnia San Pietro. Ascoltati familiari, amici, conoscenti ed eventuali testimoni tra persone che abitano o lavorano lungo quel tratto di strada. A trovare il cadavere dell’uomo un amico della vittima, titolare di un bar a pochi metri di distanza, entrato all’interno del negozio con altri due conoscenti perchè non riusciva a rintracciare Nocchia. E intanto la salma del gioielliere è stata portata al policlinico Gemelli per l’autopsia che dovrebbe essere effettuata domani e stabilirà con certezza la causa del decesso. Oggi la famiglia del gioielliere ha ricevuto la visita del comandante della Legione carabinieri del Lazio, generale Angelo Agovino. «Questo è il momento del dolore» ha detto il generale uscendo dall’abitazione. «Sono fasi decisive per le indagini e bisogna lavorare in silenzio» ha sottolineato aggiungendo che i carabinieri stanno lavorando senza sosta per risolvere il caso. «Le nostre forze dell’ordine – ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a margine di un incontro – sono al lavoro e siamo convinti che prenderemo anche lui, come abbiamo sempre preso quelli che hanno compiuto questi ignobili reati». Come una guerra. Una guerra che lascia feriti e a volte, anzi sempre più spesso, morti. I commercianti della capitale, dopo la rapina nella gioielleria del quartiere Prati nella quale è morto l’artigiano Giancarlo Nocchia, ora hanno paura. «Questo evento drammatico deve essere un punto di svolta per le politiche della sicurezza verso i commercianti», dice Claudio Pica, cognato di Nocchia, ma anche vice presidente Fiepet Confesercenti Roma e segretario dell’ Associazione Esercenti Pubblici Esercizi Roma. Dunque anche lui «commerciante in prima linea». Perchè come ricorda la Confcommercio di Roma «più volte abbiamo segnalato che la maggioranza dei commercianti capitolini nell’ultimo anno ha percepito un netto peggioramento dei livelli di sicurezza per la propria attività: addirittura il 66,4% delle imprese ha visto aumentare i furti, seguiti dalle rapine, dai fenomeni di usura e dalle estorsioni, fenomeni spesso legati alla microcriminalità e che mostrano le falle di un sistema di sicurezza insufficiente per risorse e forze in campo». «Sento un forte senso di sgomento e di rabbia, non si può essere massacrati per una rapina, la città per i commercianti sta diventando sempre più insicura e violenta – aggiunge Pica- Chiedo al prefetto di convocare il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, in quanto è impensabile per alcune piccole manifestazioni vi siano decine di appartenenti alle forze dell’ordine e manchino invece presidi e presenza dissuasiva laddove invece sarebbero più necessari». E al Prefetto si rivolge il presidente della Confcommercio di Roma, Rosario Cerra, proponendo dei «negozianti sentinella». «Ho avanzato al prefetto Gabrielli l’idea delle ‘sentinellè: dai bar ai ristoranti ai tabaccai, possiamo contare su circa 24.600 esercizi legati a Confcommercio localizzati tra Roma e provincia e ognuno di loro, su base volontaria, potrebbe diventare un utile presidio nelle attività di controllo del territorio», spiega Cerra. «Ieri c’è stata una violenza inaudita in una zona centralissima di Roma, un imprenditore barbaramente ucciso mentre svolgeva il suo lavoro – dice Cerra – bisogna dire basta: non ci può essere sviluppo economico e benessere sociale senza sicurezza, occorre ristabilire il patto di fiducia tra Istituzioni e cittadini». «Questo ennesimo omicidio non deve restare impunito – conclude – i commercianti non ce la fanno più e non è possibile che portare avanti quotidianamente un’attività è diventato ormai come andare in guerra».

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