Comunali: la Cosa rossa di Fassina apre al M5s, ma i Cinquestelle varano il piano per le elezioni | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Comunali: la Cosa rossa di Fassina apre al M5s, ma i Cinquestelle varano il piano per le elezioni

La nascita di Sinistra italiana sabato scorso, con la sua voglia di rompere con il Pd, e la piazza di Bologna, con l’altrettanto forte desiderio di estromettere Ncd dal centrodestra, costringono i Dem e Matteo Renzi a un nuovo equilibrismo in vista delle amministrative di primavera, nelle quali si potrebbe arrivare ad alleanze a geometria variabile, costruite caso per caso. Questo mette sul chi va là i bersaniani che, con Roberto Speranza, chiedono la convocazione di una Direzione per discutere della strategia complessiva. Oggi l’annuncio choc è giunto da Stefano Fassina, che già nei giorni scorsi aveva delineato per Roma una candidatura di Si alternativa a quella del Pd: «Col Pd di Renzi siamo alternativi. E non precludo neanche la possibilità di sostenere un candidato del M5s». Cosa che viene commentata, ostentando tranquillità, con un «Fassina Chi?» in ambienti renziani che citano una frase del premier che portò alle dimissioni dell’allora viceministro all’Economia. Insomma se fino a ieri i pentastellati erano il male peggiore, ora lo è diventato il Pd di Renzi per i fuoriusciti Dem. Anche il segretario romano di Sel, Paolo Cento, si è dichiarato «pronto a incontrare pubblicamente il M5s». «La peggiore malattia della sinistra, storicamente – ha replicato Cesare Damiano – è quella di considerare come peggior nemico quello che ha le idee più simili alle tue. Se andiamo su questa strada regaliamo le grandi città al populismo. Non commettiamo questo errore: gli anatemi reciproci non servono, piuttosto confrontiamoci sui contenuti». E un Pd senza alleati a sinistra potrebbe registrarsi anche a Torino e Napoli. Nella prima il parlamentare di Sel Giorgio Airaudo ha già fatto un passo avanti per correre contro il sindaco uscente Piero Fassino, mentre a Napoli Sel è pronta a sostenere il sindaco uscente Luigi de Magistris, che infatti ha oggi detto di «guardare con grandissimo interesse» al nuovo soggetto di Sinistra Italiana. Anche a Bologna è emersa una componente di Sel, i cosiddetti «autoconvocati», decisi a rompere con il Pd e il sindaco uscente Dem, Virginio Merola, mentre i cosiddetti «governisti» sono favorevoli a proseguire l’esperienza amministrativa comune. A Bologna poi, Mauro Zani ha dato vita a Coalizione Civica, che ha come mission, quello di far perdere il Pd al comune, ed ora spinge gli «autoconvocati». Insomma nella sola Milano sembra consolidata l’ipotesi di una coalizione di centrosinistra. Ma se il Pd perde alleati a sinistra, ecco potenzialmente altri al centro, cosa che però potrebbe creare problemi interni a Renzi, si sottolinea in ambienti parlamentari del partito. A Napoli, nelle scorse settimane è emersa una disponibilità di Ncd a convergere su un eventuale candidato del Pd, specie se avrà un profilo civico. Per di più l’affondo di Salvini, domenica, contro Alfano, potrebbe determinare un avvicinamento di Ncd ai Dem anche in altre città, per esempio proprio a Bologna (specie se il candidato di centrodestra sarà il leghista Borgonzoni) o a Milano, come ha esplicitamente detto venerdì scorso Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio regionale. Specie se il candidato del Pd sarà Giuseppe Sala, come ha osservato oggi Roberto Formigoni. Ma la sostituzione, seppur a macchia di leopardo, della sinistra con un partito di centro, renderebbe ancora più plausibile lo spostamento al centro del Pd. Per i bersaniani il fantasma del Partito della nazione diverrebbe quasi realtà. Di qui l’appello fatto oggi da Roberto Speranza, «Il voto nelle grandi città sarà decisivo per il futuro dell’Italia. Se si vuole governare il Paese non si può prescindere da Roma, Milano, Napoli. Ancora però non vedo una strategia chiara. Qualcuno se ne sta occupando? Se ne può discutere in Direzione?». Insomma «un disegno chiaro è indispensabile» per non ritrovarsi a propria insaputa nel Partito della nazione.- Corteggiati da Matteo Salvini e anche da Stefano Fassina: il pericolo di un boom M5s alle comunali spariglia le carte delle alleanze tra i partiti in corsa per cercare di strappare al Pd le amministrazioni di Roma, Milano e Torino. Ma i 5 Stelle fanno spallucce e rimandano al mittente i corteggiamenti. Nessuna «ammucchiata o alleanza» fanno sapere i 5 Stelle romani dopo che uno dei leader della nuova Sinistra come Stefano Fassina ha aperto alla possibilità di sostenere a Roma anche il candidato grillino «se sul piano programmatico è più compatibile con la nostra idea di sviluppo di una città». «Le alleanze non fanno parte della nostra indole» mettono bene in chiaro i 5 Stelle che neppure replicano, invece, all’appello lanciato da Bologna da Matteo Salvini: «i progetti della Lega sono aperti anche a loro. Voglio capire dal M5S se vogliono davvero governare per cambiare il Paese o se vogliono dire soltanto ‘nò». E mentre dal Pd si punta l’indice sulle ‘primariè del M5s a Milano, Beppe Grillo torna sul blog per rassicurare i dipendenti pubblici della Capitale, dopo che la scorsa settimana aveva preannunciato «effetti collaterali pesanti» in caso di vittoria dei 5S con «Scioperi, gente che verrà in Comune a chiedere perchè, persone che perderanno il lavoro». «Se il M5S governerà Roma, nulla sarà più come prima perchè spazzeremo via il marcio. Tutto questo avrà un prezzo, ma a pagarlo – precisa – non saranno gli onesti. Non avranno nulla da temere le migliaia di dipendenti pubblici che svolgono il proprio lavoro con onestà sfidando il malgoverno che li circonda». Anzi, «a loro restituiremo dignità e valore» li tranquillizza puntando invece l’indice contro chi «ha occupato un posto nell’amministrazione capitolina senza averne i meriti» o usato la Capitale come mangiatoia personale e a braccetto con la mafia«. Sono loro, ripete, che »manderemo a casa«. A Roma, intanto, sembra confermato che la scelta del candidato sindaco avverrà on-line dopo gli attacchi piovuti sui 5 Stelle per il metodo di selezione scelto a Milano e Torino. Il Pd attacca per la mancanza di trasparenza delle ‘comunariè milanesi per le quali solo domani sono attesi i risultati sul numero dei votanti. »Ennesima farsa contrabbandata per democrazia«, »metodi da setta«, »ancora una volta il M5S predica bene ma razzola male« si scatenano i dem che puntano il mirino anche in direzione Torino dove, dicono, »la candidata sindaca è stata scelta da una non meglio precisata ‘basè ed eletta per acclamazione«. Ma i 5 Stelle non ci stanno e rispondono per le rime: »Poveretti come li capisco. Brucia ricordare tessere false e file di cinesi alle loro primarie« replica Danilo Toninelli. Il Movimento rivendica il fatto di aver già indicato i suoi candidati a Milano e Torino, due donne »e senza bisogno di quote rosa«. Respinge al mittente le offese di Berlusconi che dal palco di Bologna li ha definiti »balordi« e ha paragonato Grillo a Hitler: »Caro Silvio, fammi un favore, ritorna in casa di riposo!« gli dice Federico D’Incà mentre Michele Dell’Orco ironizza: »Il PD dice che siamo fascisti, Berlusconi dice che siamo balordi filo-Hitler e la ‘Sinistra Italianà è pronta a votarci! Io non ci capisco più nulla, chiamate 3ambulanze. Non stanno bene«.

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