Virgilio occupato, gli studenti pronti a uscire | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Virgilio occupato, gli studenti pronti a uscire

– Aspettano solo un ultimo segno di apertura gli studenti del liceo Virgilio che, dopo 14 giorni in cui sono stati asserragliati all’interno delle aule del palazzo nel centro storico di Roma hanno deciso di lasciare l’istituto. Ha, infatti, funzionato l’opera di mediazione del sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che, oggi, ha incontrato tutte le parti in causa, facendo sedere attorno a un tavolo il dirigente scolastico Irene Baldriga, il direttore dell’ufficio scolastico regionale Gildo De Angelis e gli studenti, appunto. Non prima di averli ascoltati in separata sede in due incontri che si sono tenuti ieri. Alla fine «nessuna concessione verrà fatta» ha tuonato il dirigente scolastico riferendosi al fatto che tra i 13 punti-richieste contenuti nel documento programmatico degli ‘occupantì la maggior parte delle richieste «sono irricevibili» perchè contrarie alla legge e altre «davvero ridicole» come quella di poter avere i motorini «proprio davanti alla scuola». Tutte tranne la possibilità di utilizzare un’aula per riavere la propria ‘auletta autogestità che, dicono i più arrabbiati tra gli studenti, «ci è stata vietata». Ora attendono solo la firma su un documento-verbale dell’incontro di oggi per avere tutte le assicurazioni del caso. E poi torneranno a casa, dopo quasi due settimane. Già questa mattina nello storico istituto di via Giulia, a due passi da piazza Navona, c’era aria di smobilitazione: pulizie e bagagli quasi pronti. Poi, da domani, si tornerà a fare lezione, «almeno lo speriamo» aveva sentenziato oggi Baldriga uscendo dal Miur. Ma sui libri si tornerà non prima di lunedì, in verità, perchè molti degli studenti del ‘classicò Virgilio prenderanno parte alla manifestazione indetta per domani mattina dagli ‘autorganizzatì, così si definiscono; un corteo che partirà da Piramide per arrivare al Miur. Le motivazioni della protesta dirsi contrari «all’attuale riforma dell’istruzione» e critici nei confronti «della situazione drammatica della gestione nella nostra città, peggiorata progressivamente dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre a Parigi».

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