Cucchi, la morte di Stefano arriva in Cassazione. Il procuratore chiede la condanna per i medici | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Cucchi, la morte di Stefano arriva in Cassazione. Il procuratore chiede la condanna per i medici

Sei anni fa la morte del giovane geometra. Il 31enne non avrebbe rivelato il pestaggio subìto per nascondere il possesso di droga, che lo portò all'arresto

– Il pg della Cassazione Nello Rossi ha chiesto l’annullamento con rinvio dell’assoluzione di cinque medici prosciolti in appello nel processo per la morte di Stefano Cucchi. Confermata invece l’assoluzione di un sesto medico. In particolare il pg Rossi ha chiesto un nuovo processo per i medici del Pertini Aldo Fierro, Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo in accoglimento del ricorso del pg di Roma Mario Remus in relazione all’accusa di omicidio colposo. Confermata invece l’assoluzione della dottoressa Rosita Caponetti già prosciolta per falso ideologico. Ad avviso del pg i cinque annullamenti con rinvio sono gli unici annullamenti possibili in base ai motivi di ricorso presentati dal pg.

«Non si deve essere ciechi e sordi» di fronte ai nuovi «sviluppi investigativi» sulla vicenda di Stefano Cucchi, ha detto il pg della Cassazione, Nello Rossi, all’esordio della sua requisitoria rilevando che «su una vicenda umana e processuale già molto complicata, si innesta il fatto nuovo di un’indagine che riparte nei confronti di altri soggetti». Il riferimento è all’indagine bis della Procura di Roma che vede indagati cinque carabinieri, tre dei quali per lesioni aggravate e due per falsa testimonianza. Il pg Rossi, inoltre, ha detto di ritenere, così come già fatto dai giudici dell’appello, «plausibile una versione alternativa a quella del pestaggio ad opera degli agenti di polizia penitenziaria». Secondo il pg la sentenza d’appello ha in maniera «efficace» affermato «le ragioni militanti a favore di un’altra plausibile ipotesi, quella di violenze anteriori alla consegna del Cucchi agli agenti di Piazzale Clodio», ipotesi che, secondo il pg Rossi, concorre «a radicare un dubbio assai più che ragionevole sulla colpevolezza» dei tre agenti di polizia penitenziaria già prosciolti in primo grado dall’accusa di aver picchiato pesantemente Stefano Cucchi.

«Non c’è alcun dubbio di natura oggettiva che le violenze subite da Stefano Cucchi In proposito il pg Rossi osserva che «a fronte della estrema e vistosa magrezza del Cucchi al suo arrivo al Pertini (tale da costringere a praticargli le iniezioni di antidolorifico sul deltoide e con aghi più piccoli del normale) e delle sue condizioni di paziente fratturato e cateterizzato, all’esame obiettivo eseguito, dalla dottoressa Caponnetti poi assolta anche dal reato di falso ideologico perchè ritenuta solo superficiale, il Cucchi risultava così descritto: condizioni generali buone, stato di nutrizione discreto, apparato muscolare tonico, apparato urogenitale con nulla da rilevare!». Rossi ha fatto presente che Cucchi pesava solo 34 chili. Il pg ha inoltre aggiunto che «dati come questi non possono semplicemente ‘sparirè o essere relegati in secondo piano nel ragionamento del giudice di appello che nella sua motivazione deve farsi carico, se vuole ribaltare le conclusioni dei giudice di primo grado, di spiegare come possa essere ritenuta adeguata ed attenta l’accoglienza al ‘Pertinì del paziente Cucchi che nonostante il suo stato complessivo e nonostante avesse il catetere inserito dal medico dell’ospedale ‘Fatebenefratellì viene qualificato all’ingresso come un soggetto in buono stato sul quale non c’è nulla da rilevare neppure in ordine all’apparato urogenitale». Ad avviso del pg Rossi andava valutato «anche il comportamento tenuto dalla Caponnetti anche per valutare gli standard di assistenza forniti al Pertini». Ma per questa dottoressa Rossi non ha potuto chiedere un nuovo rinvio all’appello bis per mancanza sul punto di specificità del ricorso della Procura di Roma. Secondo Rossi dati di questo genere «non possono sparire quando si analizza la vicenda di un paziente morto dopo una settimana di ospedale».sono state poste in essere in un arco di tempo che va dalla perquisizione notturna a casa dei genitori di Cucchi (dove Stefano è giunta ancora illeso) alla fine della sua permanenza a piazzale Clodio per la convalida del suo arresto». Lo ha detto il pg Nello Rossi nella sua requisitoria in Cassazione. – «Dai membri di Corpi di Polizia e dai medici la collettività ha il diritto di esigere il massimo di correttezza, di rispetto umano, di osservanza delle leggi dello Stato di diritto se si vuole evitare che il potere dello Stato degradi ad arbitrio ed a mera violenza e sia irrimediabilmente delegittimato agli occhi dei cittadini». Lo ha sottolineato il pg della Cassazione, Nello Rossi, nella sua requisitoria all’udienza sulla vicenda di Stefano Cucchi esortando i giudici della V Sezione penale a disporre un appello bis per i medici coinvolti nella morte del giovane geometra romano. «Lo Stato senza diritto – ha proseguito Rossi – è una banda di briganti, come ha scritto Sant’Agostino e come ci ha ricordato un fine teologo come Benedetto XVI». Per Rossi, inoltre, «è questo pericolo mortale per lo Stato e per la collettività che spiega l’attenzione che circonda questo processo e le nuove indagini e che giustifica ogni sforzo, compreso il nostro, per giungere ad esiti di giustizia in questa vicenda».

«Perchè Stefano Cucchi, tutte le volte che si è trovato di fronte a persone in vario modo incarnanti lo Stato, siano essi gli agenti di polizia, i giudici o i medici, non ha mai detto di essere stato percosso e ha detto invece di essere caduto dalle scale o ha fornito versioni vaghe in proposito?». Il pg della Cassazione Nello Rossi nella sua requisitoria si è posto questo interrogativo definendolo «una domanda inquietante anche perchè questo silenzio ha inciso enormemente sulle indagini, soprattutto su quelle iniziali». Ad avviso del pg «certamente si può addurre, come fa la Corte d’Assise, il motivo del timore di subire nuove violenze». Ma Rossi rileva che oltre ad ipotizzare «la sfiducia ed il risentimento verso tutti coloro che in vario modo rappresentavano le istituzioni» c’è un «dato» che «merita una grande attenzione». Cucchi, secondo il pg, temeva che «denunciando le violenze subite, avrebbe attirato su di sè una attenzione ben maggiore di quella che gli era stata riservata dalle forze dell’ordine come modesto spacciatore, e ciò avrebbe potuto portare alla scoperta della sua riserva di stupefacente, nella sua abitazione a Morena, con conseguenze penalmente assai più rilevanti dal momento che in questa casa egli conservava un quantitativo di stupefacente maggiore a quello che gli era stato sequestrato al momento del suo arresto (hashish e cocaina)». Secondo il pg «questo è un timore che riguardava più direttamente agenti di polizia giudiziaria che non agenti della polizia penitenziaria».

«Oggi sento per la prima volta parlare di ‘violentissimo pestaggiò e mi viene da chiedere cosa c’entra questo con la caduta nominata nella perizia. Qualcuno ci dovrebbe delle scuse». Lo ha detto Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, dopo la requisitoria del pg di Cassazione Nello Rossi, che ha chiesto ai giudici della V sezione penale di confermare l’assoluzione per i tre agenti della Penitenziaria e un nuovo processo per cinque medici per la morte del giovane. «Spero che adesso si faccia chiarezza sugli aspetti medico-legali e – ha aggiunto – su quanto i consulenti e i periti abbiano segnato la sorte di sei anni di processo per la morte di mio fratello».- Prendendo la parola per l’arringa, al termine della requisitoria del sostituto pg Nello Rossi, l’avvocato Fabio Anselmo che rappresenta i famigliari di Stefano Cucchi ha annunciato la rinuncia al ricorso presentato contro l’assoluzione in appello di tre agenti della Polizia penitenziaria. «Registriamo le richieste del procuratore generale e prendiamo atto – ha spiegato il difensore dei Cucchi – dell’avvio di una indagine della Procura di Roma finalizzata all’individuazione dei responsabili di quello che la stessa procura non esita a definire ‘un violentissimo pestaggiò».

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