Una campagna elettorale senza esclusione di colpi. E qualcuno giocherà sporco - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Una campagna elettorale senza esclusione di colpi. E qualcuno giocherà sporco

Piazza_del_CampidoglioNon è azzardato, data l’incertezza nella quale ci si avvia a scegliere il successore di Ignazio Marino in Campidoglio, pensare che la campagna elettorale che ci porterà a giugno – il 5 il primo turno, il 19 il secondo – sarà senza esclusione di colpi. Per accedere al ballottaggio, i protagonisti –  il candidato del presidente del consiglio Renato Giachetti, il nome espresso dalla Rete per il  M5S cioè Virginia Raggi e il “Mister X” del centrodestra, che potrebbe anche essere la “Mamma d’Italia” Giorgia Meloni –  saranno costretti a dare il massimo. A “rubarsi” gli elettori con ogni promessa. E, se come recita il vecchio adagio il buon giorno si vede dal mattino, potrebbe anche trattarsi di una campagna elettorale senza esclusione di colpi. Alludiamo ai “colpi bassi”, a quelli, come si dice nel pugilato, “sotto alla cintura”, cioè ai limiti della regolarità. La posta in palio, infatti, è troppo alta per non indurre in tentazione: dei tre schieramenti maggiori, quello che non andasse al ballottaggio rischia infatti di scomparire, e di perdere tutta la quota di potere – lecito, ma anche illecito, come dimostra lo scandalo di Mafia Capitale – accumulato negli ultimi 25 anni.

 

Il “ricambio” ai vertici del Campidoglio c’è già stato più volte in passato. Dal partito comunista alla democrazia cristiana durante la prima Repubblica; e poi dai democratici di sinistra (nati dal PCI e da una parte della DC) al centrodestra berlusconiano, e viceversa.  Ma erano “passaggi delle consegne” che non prefiguravano un vero e proprio cambiamento. Non rimettevano cioè in questione il sistema di cui destra e sinistra erano espressione. Stavolta no. Stavolta, almeno nelle promesse, le cose sono diverse. Il M5S ha l’obiettivo dichiarato di spazzare via i partiti come sono oggi, non più in sintonia con la gente comune. Non ci sarà nessun accordo con loro. Prendere o lasciare, tutto o niente. Il movimento di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio lo dice chiaramente: vuol fare piazza pulita della corruzione, leggi ad personam e malgoverno che sono una caratteristica dell’Italia politica degli ultimi decenni. E il grido “onestà” con il quale pochi giorni fa i militanti hanno dato l’estremo saluto a Casaleggio, a Milano, è il loro programma di governo. Anche a livello comunale, soprattutto a Roma.

 

Per il “sistema” politico romano, in particolare per la sinistra postcomunista che governa salvo una breve parentesi la Capitale da più di vent’anni, un autentico terremoto. Ovvio che, davanti a un’eventualità del genere, chi il potere lo ha, o lo condivide con chi governa la Capitale, faccia di tutto per resistere a quella che è di fatto una “rivoluzione”, non violenta e realizzata attraverso le urne. In un paese dove le aspirazioni e il voto dei cittadini vengono rispettati, la risposta di chi teme di essere rimandato a casa sarebbe un programma di governo della città che si faccia carico delle loro esigenze ed aspirazioni. Che sono in estrema sintesi una corretta gestione della cosa pubblica, un’amministrazione trasparente, la lotta contro la corruzione. Cose in molti paesi ovvie, ma non  scontate a Roma. Dove, nonostante sia già battaglia politica da tempo, nessuno ha ancora messo mano ad un programma che prospetti la soluzione dei grandi problemi che affliggono la Capitale. A sinistra perché il problema principale è stato finora la definizione delle liste che dovrebbero sostenere Giachetti. A destra per i contrasti tra Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Andrea Salvini, incapaci fino ad oggi di mettersi d’accordo su un candidato; e anche perché Alfio Marchini, che pure una sua credibilità l’aveva, non si sta rivelando fino ad oggi il Cavaliere Bianco capace di prendere la guida del centrodestra.

 

Stando così le cose, il timore di molti è che per tentare di mettere fuori gioco gli avversari, centrodestra e centrosinistra finiscano per ricorrere a qualche colpo “sotto la cintura”. Per l’Italia non sarebbe una novità. E se il buon giorno si vede dal mattino, un comportamento del genere non è affatto da escludere. Qualcosa del genere c’è già stato, ad opera della parte che sostiene il candidato del presidente del consiglio contro quello che è il concorrente più  temibile, il M5S. Il sito web del quotidiano dei Ds, l’Unità, ha di fatto accusato la candidato grillina di antiche amicizie per la destra, precisamente per Forza Italia. Sotto immagini di una giovane donna che assomiglia a Raggi, scattate nel 2008 ad un comizio pro-berlusconiano, la scritta: “Secondo voi questa ragazza bruna che si sistema i capelli è un’allora ventinovenne Virginia Raggi? Difficile dirlo. Ad ognuno la sua risposta”.  “Grazie per la pubblicità” la replica, e smentita, della Raggi. Evidente l’obiettivo di screditare la candidata grillina davanti all’elettorato grillino, particolarmente severo davanti a chi potrebbe essere tentato di “tenere il piede in due scarpe” o fosse sospettato di essere il “cavallo di troia” di qualche altro partito. L’Unità non si è però scusata per aver pubblicato la notizia, che non ha nemmeno controllata, in quanto “la Raggi aveva fatto il praticantato da avvocato nello studio di Cesare Previti e lavorato poi nello studio Sammarco che difende lo stesso Previti”. E quindi, secondo il giornale del PD, è logico pensare che “sia di destra”.

 

Un colpo basso. Come ne aveva sferrato uno anche la candidata grillina, qualche giorno prima, ai danni del candidato dei DS. La Raggi aveva infatti ricordato in pubblico che Giachetti, che nella sua carriera politica si è fermato un po’ in tutti i partiti, è stato al fianco di Luigi Lusi, il tesoriere della Margherita (il partito poi confluito nei DS fondato da Francesco Rutelli ) condannato recentemente a sette anni di carcere “per aver distratto” circa 25 milioni di euro dalle casse del partito. Immediata anche in questo caso la replica del candidato chiamato in causa: Raggi ha “un’etica disgustosa” aveva dichiarato Giachetti.  Vengono i brividi al pensiero delle accuse che potrebbero venire nelle prossime settimane, quando in corsa ci sarà anche il candidato del centrodestra. Magari Bertolaso – ricordate gli affari della “cricca”? – che di processi ne ha già subiti più d’uno e che altri potrebbe dover affrontare nei prossimi mesi, magari da sindaco della Capitale. 

Carlo Rebecchi

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