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Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

ROMA SMARRITA

I romani si sentono traditi, sono frastornati, delusi, confusi

virginia-raggi-conf-stampa-nuova-1-300x200E Virginia restò sola. Il lider maximo del Movimento Cinque Stelle ha scelto una linea d’azione spregiudicata, di compromesso estremo, per disinnescare la bomba Campidoglio. E non è detto che la soluzione adottata sia la migliore, che permetta ai grillini di uscire dai guai. Il danno c’è ed è gravissimo, la perdita di credibilità e di immagine è notevolissima. Ma in questo momento la cosa più importante era tenere Roma ad ogni costo. Che altro poteva fare, costringere la Raggi a dimettersi, facendo cadere la giunta a cinque stelle, portare la capitale ad elezioni che certo non avrebbero premiato il Movimento? O doveva far finta di niente, minimizzare l’accaduto, inventare una linea di difesa d’ufficio e tirare avanti con una giunta traumatizzata e delegittimata? Certo che no. La toppa non è brillante, anzi è francamente imbarazzante, ma si può sperare che tenga abbastanza a lungo da far dimenticare ai romani e al mondo questo brutto momento e da consentire alla Giunta di combinare qualcosa di buono e di farsi perdonare. La Raggi ha lottato, si è contrapposta, ha puntato i piedi. Alla fine ha ceduto. E ha salvato la pelle (politica) e la poltrona. Non avrà la statura morale, non avrà l’appeal per fare il sindaco della capitale, ma è sufficientemente dura. Meglio l’umiliazione di essere processata, punita, privata dei collaboratori più stretti e fedeli, piuttosto che tornare a vita privata con la coda tra le gambe e una sconfitta che pesa. Resta sola, non avrà più chi le copra le spalle, di fatto sarà commissariata ed etero diretta dal vertice del Movimento. Per un momento è sembrato che si stesse consumando uno strappo, che Virginia avesse deciso di tirare dritto, senza più la copertura del simbolo del Movimento. “Non mi riconosco più nel M5S”, aveva detto, poi tutto è rientrato. Resa completa, il capo di gabinetto allontanato, l’amico vicesindaco Frongia privato della carica e confinato al ruolo secondario di assessore allo sport. Il nuovo vice verrà scelto dai consiglieri grillini nei prossimi giorni, potrebbe essere Colomban, scelta eccentrica. Uomo di polso, imprenditore, è espressione diretta della ditta Casaleggio. Diventerà il sindaco-ombra? Quel che è certo è che hanno perso quei suggeritori occulti, quegli sponsor defilati, quei poteri forti che probabilmente attraverso Marra e Romeo condizionavano le strategie del sindaco, e che ora si vedono tagliati fuori dai giochi.Quel club esclusivo che fa capo a Sammarco, quegli ambienti dal colore politico confuso e sbiadito capaci di attraversare disinvoltamente destra e sinistra, di coltivare rapporti e potere attraverso fondazioni e convegni. L’ex finanziere finito in carcere assieme al costruttore Scarpellini era uomo di potere e vicino a quelle potentissime lobbies capitoline. Raggi lo conosceva, il suo predecessore Marino oggi dice di averlo tenuto a distanza. Se si deve credere a certa stampa c’è del losco, e parecchio. Il sindaco grillino è stato condizionato da quell’ambiente? Alla fine ha vinto – ma lasciando un campo di macerie – quella fazione grillina che fin dai primi giorni aveva messo tutti sull’avviso e aveva tentato di governare il Campidoglio stando dietro le quinte. Il direttorio, ricordate, quel mix di parlamentari romani e di duri e puri dell’ideologia grillina che la Raggi era riuscita con un atto di forza ad allontanare ma che aveva avuto ruolo nelle risse da pollaio scoppiate a ripetizione sulle nomine della Giunta, sulla sequenza di avvicendamenti e di espulsioni tra assessori e dirigenti. Ultimo in ordine di tempo il caso Muraro. Le nebbie e le sabbie mobili restano, ma ora per lo meno si è fatta un po’ di chiarezza. Non grazie alla politica, sia chiaro, ma attraverso la magistratura, che oggi continua ad avere un ruolo troppo importante e decisivo nella vita e nelle scelte del Paese. La Giunta va ricostruita attorno alla Raggi, vanno nuovamente riempite un paio di caselle per ricominciare a camminare e tentare di recuperare il tempo perduto. La città è ferma. Sotto il profilo amministrativo e della programmazione, con un paio di rivoluzione avviate o soltanto annunciare e una serie impressionante di emergenze. I romani si sentono traditi, sono frastornati, delusi, confusi. Roma è un disastro e si sta avvitando su se stessa, priva com’è anche di una ordinaria manutenzione. La svolta grillina è fallita e nulla fa pensare ad un improvviso scatto di reni che riscatti la Giunta a cinque stelle. E’ uno dei motivi principali per i quali Grillo non si può permettere di portare Roma al voto. Ma d’altra parte la Raggi ha vinto perché non c’era di meglio sul mercato politico, non c’era una alternativa credibile. E le cose oggi non sono cambiate. Il Pd non può certo alzare la testa, i romani non perdonano. Il centro destra è a pezzi, diviso, debole.In sostanza se non c’è una forte e palese strategia d’azione grillina in aula Giulio Cesare e sul territorio non c’è nemmeno una opposizione credibile in Campidoglio e nei Municipi. E in questa fase di stallo nessuno vede una via d’uscita nell’immediato. Giovanni Tagliapietra

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