Rifiuti a Roma, "inabile" un netturbino su tre: non può salire sui camion - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Rifiuti a Roma, “inabile” un netturbino su tre: non può salire sui camion

rifiuti-romaA Roma, un netturbino su tre è “inabile” a salire sui camion della nettezza urbana. Lo rivela un report dell’Ama, l’azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti nella Capitale. Su 4.300 operatori ecologici, oltre 1.500 sono inidonei a svolgere la loro mansione: in tasca hanno un certificato medico secondo cui non possono di fatto eseguire le loro mansioni.

Insomma, la città dell’eterna emergenza rifiuti non solo si trova a dover fare i conti con la scarsità di impianti per smaltire la spazzatura e con un piano industriale da riscrivere. Come documenta il “Messaggero”, c’è anche l’assurdità delle cifre di un rapporto preparato per Stefano Zaghis, il nuovo amministratore iunico dell’azienda: operatori ecologici che non possono fare gli operatori ecologici: non possono salire sui camion e raccogliere l’immondizia.

C’è chi è “allergico” allo smog e quindi non può stare al volante dei compattatori in mezzo al traffico di Roma, c’è chi non è in grado di sollevare pesi e quindi non può certo svuotare i cassonetti. Sono gli stessi sindacati ad ammettere: una situazione grottesca. E questo avviene nella città che affonda nei rifiuti ogni giorno di più. Alessandro Bonfigli, Uil Trasporti: “Queste persone vanno messe nelle condizioni di fare qualcosa, tutti devono essere utili alla causa, specialmente in un frangente così difficile”.

Perché adesso i netturbini “inabili” in pratica non fanno nulla. Intanto però in questa azienda il tasso di assenteismo sfiora il 15%. Zaghis ha affidato al nuovo direttore del Personale Marcello Bronzetti l’incarico di riconvertire più netturbini inabili possibile: 200 faranno gli “spazzini di quartiere”, per gli altri sono in arrivo a breve nuove mansioni. Inoltre, si intensificheranno le visite mediche e si assumeranno altri 350 dipendenti. Obiettivo abbassare l’età media, che oggi è intorno ai 50 anni.

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