Caso Cucchi in teatro: Presunta morte naturale | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Caso Cucchi in teatro: Presunta morte naturale

– È il 22 ottobre 2009 quando Stefano Cucchi, geometra di 31 anni, muore sotto custodia cautelare. Una settimana prima era stato arrestato per spaccio: per sette giorni è rimasto nelle mani dello Stato, passando dai Carabinieri alla polizia penitenziaria, dai magistrati ai medici del carcere e poi dell’ospedale. La famiglia lo rivedrà solo dietro una teca di vetro, con il corpo e il viso martoriato di lividi. Dopo il debutto al Festival Attraversamenti Multipli, arriva all’Argot Studio di Roma, dal 3 al 6 marzo, «Presunta morte naturale – un dramma pubblico», testo scritto e diretto da Alessandra Ferraro e Pako Graziani, con Tiziano Panici protagonista a dare voce a una delle più gravose tragedie della cronaca recente, il cui iter processuale è ancora in corso. «Lo spettacolo – raccontano gli autori – è nato perchè non si ripeta più quello che è successo già troppe volte. Molte sono le storie ‘simili’ a quella di Stefano, da Federico Aldrovandi a Davide Bifolco. Potrebbe accadere a ciascuno di noi o a un nostro caro. La vicenda di Stefano – aggiunge la Ferraro – ci ha colpito subito anche perché viviamo a Torpignattara, il quartiere di Roma dove abitava anche lui e dove ancora vive la sua famiglia. I muri, le strade che attraversiamo ogni giorno sono piene di scritte per lui. È una memoria pubblica che ci interroga». Alla base dello spettacolo, quasi un «omaggio al coraggio di tutte quelle famiglie che non accettano le versioni ufficiali e continuano a chiedere verità e giustizia», ci sono gli atti processuali, le cronache di quei giorni, le testimonianze dei compagni di cella, le molte riflessioni pubblicate e anche le parole di una lettera mai scritta, «Con quella vergogna tra le mani», firmata da Nico Mauro. «In scena Panici non è Stefano – spiega ancora la Ferraro – ma incarna i vari punti di vista della sua vicenda. Un racconto anche molto ‘fisico’, che pone al centro la sacralità dell’essere umano, il rispetto per il corpo, che non può venire meno nel momento in cui siamo sotto la custodia delle istituzioni, che si tratti di un carcere o una scuola. La famiglia Cucchi – aggiunge – oggi ci sostiene, ma non ha mai voluto interferire. Sono venuti tutti, la sorella Ilaria, la mamma e il papà di Stefano, a vedere lo spettacolo direttamente alla prima ad Attraversamenti Multipli. Un altro grande insegnamento, sul rispetto dell’autonomia dell’arte». Ma mentre è di questi giorni il rinvio dell’incidente probatorio dell’inchiesta Bis, in scena nessuna tesi giudiziaria. Solo un monito: «che nessuno muoia mai più come Stefano per ‘presunta morte naturale»’.

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