Perchè si spara sul personale della Croce Rossa - Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Perchè si spara sul personale della Croce Rossa

aggIn Italia, è proprio il caso di dirlo, si spara sulla Croce Rossa. E adesso si spara anche sul personale visto che il 1° gennaio 2014 entrerà in vigore il decreto di privatizzazione dell’ente. Ma i lavoratori non ci stanno e sono tornati in piazza, a Montecitorio giovedì scorso a manifestare davanti alla Camera dei Deputati per chiedere garanzie a tutela dei 4.000 operatori della Croce Rossa Italiana, di cui i precari costituiscono quasi la metà dell’intero organico. Alla manifestazione hanno partecipato Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Pa e Fialp-Cisal. Al centro della protesta, la fretta con la quale si sta procedendo al riordino della Cri, trasformata da ente pubblico in associazione di diritto privato, e le incertezze sul piano occupazionale e retributivo con il rischio di un ridimensionamento dell’ente e di un’emorragia di posti di lavoro. «A breve dovrebbe convocarci il ministro della Salute Lorenzin – ha detto Lorena Guidi, coordinatrice nazionale dei precari Cgil – che si è impegnata ad incontrare le parti per trovare una soluzione e ha annunciato la possibilità di fare un decreto di modifica di alcuni aspetti della riforma che consenta la tutela del personale. Sappiamo che la proposta è ferma agli uffici legislativi». L’appello dei lavoratori della Croce Rossa è di avere un anno di proroga all’applicazione  del decreto di privatizzazione per avere il tempo di creare misure per tutelare il personale. In questo caso lo status quo rimarrebbe invariato per il lavoratori che continuerebbero fino al 31 dicembre 2014 ad avere lo stesso contratto con l’ente pubblico Cri. «La riforma della Croce Rossa ci deve essere – ha continuato la Guidi – noi non ci opponiamo a questo, chiediamo solo la tutela dei lavoratori anche con un contratto nazionale di tipo privato, che andrebbe studiato tra le parti visto che per legge dovrebbero essere stabilizzati». Il decreto 178 di privatizzazione della Cri prevede, al 31 dicembre 2013, il passaggio del personale precario, per un totale di 1700 unità, di cui 300 sono militari, ad un contratto privato con l’associazione, ma non è chiara la tipologia, né se tutti i lavoratori saranno assorbiti e con quali criteri. Il personale di ruolo, invece, composto da 2100 unità, tra cui 900 militari andrebbe in mobilità per 2 anni con lo stipendio all’80% e poi probabilmente rimarrebbe a casa «visto che – ha concluso Lorena Guidi – sappiamo che negli altri enti non bandiscono concorso e non ci sono richieste».
Alessandra De Gaetano

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login