Festa Roma, Scola: "L'Italia riparta dai suoi limiti" | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Festa Roma, Scola: “L’Italia riparta dai suoi limiti”

– «Ho orrore delle sicurezze, della mancanza di dubbi, dell’autostima… se l’Italia partisse dai propri limiti invece che dalle proprie virtù, andrebbe meglio». Parola di Ettore Scola, protagonista alla Festa del Cinema di Roma in ‘Ridendo e scherzandò, il documentario su di lui realizzato dalle figlie, Paola e Silvia Scola, con Pierfrancesco Diliberto (Pif) come originale interlocutore. Al cineasta la Festa rende omaggio anche giovedì con la proiezione de La terrazza (1979) nella versione restaurata dalla Cineteca nazionale in collaborazione con Dean Film. ‘Ridendo e scherzandò è un viaggio artistico e umano che le due autrici hanno costruito con le interviste rilasciate dal padre, classe 1931, nel corso degli anni (trovate negli archivi Luce e della Rai), i brani dei suoi film, filmini di famiglia, backstage «e quello che ci ha voluto dire dal vivo», spiegano. «Avevo sempre detto di no ai ritratti, temevo di ritrovare ciò che ho visto in quelli dei miei amici scomparsi, la retorica, la celebrazione, il rimpianto», spiega il cineasta. «Ho guardato il film per vedere se c’erano gli estremi per portare le mie figlie in tribunale – scherza – . In realtà sapevo che con loro andavo sul sicuro, perchè hanno ereditato da me l’ironia, la paura della seriosità e un pò di autodisistima, benefica perchè spinge a migliorare. Io l’ho imparata negli anni da disegnatore al Marc’Aurelio (il giornale satirico ndr). A ogni nuova vignetta, idea, arrivavano critiche feroci. Ho fatto anche il mio cinema immaginando ogni volta di avere con me quegli amici a giudicarmi. La sicurezza è una brutta bestia». Invece oggi, aggiunge, «basta aprire la tv per trovare gente pienissima di autostima». Come intervistatore, «visto che Zalone era impegnato ho ripiegato su Pif – continua sorridendo -. No… Mi era molto piaciuto La mafia uccide solo d’estate perchè non si può parlare dei grandi drammi italiani solo con Gomorra o Suburra, dove manca la dimensione dell’uomo. Serve avvicinarsi a ciò che le persone sentono proprio, suscitando anche un sorriso su quello che si sta dicendo». Per Pif partecipare al documentario «è stato un regalo straordinario. Scola rappresenta il cinema, la sua generazione è una coperta che mi protegge». Ma Scola come vede il cinema italiano di oggi? «Vive una stagione negativa, ma i rimproveri sono inutili, anche perchè è nella stessa situazione della nostra letteratura, musica, poesia. È un momento di assestamento, di pianura senza picchi. Mancano i Fellini, i De Sica, ma c’è una giovane generazione che sta facendo del suo meglio e l’Italia non è avara di scandali, furti e disonestà da raccontare». Questo è un Paese «che non si fa amare, ma bisogna farlo lo stesso, sennò non si va avanti».

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