Archeologia, rara dimora del VI secolo a.C. scoperta nella Capitale | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
Direttore responsabile Giovanni Tagliapietra

Archeologia, spunta dimora arcaica: cambia la mappa di Roma

Una pianta rettangolare, probabilmente divisa in due ambienti, uno zoccolo di blocchi di tufo, con un ingresso forse preceduto da un portico che si apre su uno dei lati lunghi; infine muri di legno rivestiti con intonaco di argilla sormontati da un tetto di tegole. Doveva essere questo l’aspetto reale dell’incredibile, recentissimo regalo che il sottosuolo di Roma ha donato all’umanità: i resti di una dimora arcaica risalente all’inizio del VI secolo a.C. sono stati rinvenuti sul colle del Quirinale all’interno di Palazzo Canevari, l’ex Istituto Geologico, tra via Veneto e la stazione Termini. La scoperta, che risale a questa estate durante gli scavi di archeologia preventiva condotti dalla Soprintendenza nello storico edificio, ha dell’eccezionale tanto da essere ritenuta una delle più importanti degli ultimi anni proprio perchè ridisegna la mappa di Roma tra il VI è il V secolo a.C.: innanzitutto per il buono stato di conservazione della struttura, e poi perchè fino a questo momento si riteneva che la zona di ritrovamento fosse in epoca arcaica adibita a necropoli, e non un’area abitativa. Già dal 2003 Palazzo Canevari (oggi di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti che, acquistando l’immobile, si è fatta carico anche degli scavi) era stato oggetto di sondaggi per stabilire la presenza di reperti antichi; poi, dopo un periodo di scavi condotti in modo estensivo, nel 2013 fu portato alla luce un enorme tempio databile all’inizio del V secolo. Questa estate infine l’ennesima, rivoluzionaria scoperta con il rinvenimento di questa residenza coeva al circuito delle mura serviane. «Questo edificio è sostanzialmente assente nelle Roma arcaica: ve ne sono tracce solo nella zona del Foro. Probabilmente l’abitazione visse circa 50-60 anni poi vi venne costruito il tempio che abbiamo rinvenuto nel 2013», ha spiegato durante la visita per la stampa questa mattina Mirella Serlorenzi, che per la Soprintendenza ha diretto gli scavi, «la posizione della casa vicina al tempio lascia pensare che quella fosse un’area sacra e che chi la abitava stesse a guardia di ciò che vi accadeva. Ma ancora più importante è che ora possiamo retrodatare l’urbanizzazione della zona del Quirinale. Le mura serviane andarono a inglobare un’area già abitata e non una necropoli». «Ciò significa che Roma all’inizio del VI secolo era molto più ampia di come ci aspettavamo e non solo racchiusa attorno al Foro», ha aggiunto, sottolineando che «gli scavi continueranno ancora per alcuni mesi. Ma tutto dipende da cosa troveremo». «Una scoperta del genere non capita certo tutti i giorni ed era destino che la sede dell’Istituto Geologico ci riservasse questa sorpresa nel sottosuolo», ha affermato Francesco Prosperetti, Soprintendente per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, «ci auguriamo che ora possa proseguire una adeguata opera di valorizzazione». La questione infatti ora verte su come garantire al pubblico la possibilità di fruire di questa incredibile scoperta situata all’interno di un edificio di proprietà privata. Il palazzo infatti potrebbe ospitare gli uffici della Cassa Depositi e Prestiti. «Stiamo già valutando delle proposte progettuali per una musealizzazione dell’edificio», ha detto il Soprintendente, garantendo che «sarà organizzata una fruizione compatibile con la destinazione d’uso del palazzo e che di certo questi scavi non saranno interrati».

email

Bisogna effettuare il login per inviare un commento Login