Torna in carcere Moretti, donna dei boss della banda della Magliana | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Torna in carcere Fabiola Moretti, donna dei boss della banda della Magliana

Torna in carcere Fabiola Moretti, ex della Banda della Magliana poi pentita. La donna è accusata di tentato omicidio per avere, assieme al figlio di 28 anni, colpito con un coltello all’addome il compagno della figlia. Moretti, 58 anni, ieri sera si era recata col figlio presso l’abitazione del compagno della figlia per un «chiarimento». La discussione tra i tre si è fatta pesante e madre e figlio hanno minacciato il ragazzo, 24 anni, di morte. Poi dopo le parole sono arrivati i fatti: tra i tre è nata una colluttazione nel corso della quale Fabiola Moretti ha estratto un coltello a serramanico con lama di 10 centimetri e ha colpito il ragazzo quattro volte, due al torace e ancora all’addome e alle gambe. Il giovane è stato poi soccorso e si trova ora al Sant’Anna di Pomezia ma non è in pericolo di vita. Anche Moretti e il figlio nella colluttazione hanno riportato ferite guaribili in venti giorni. Moretti, nata e cresciuta a Trastevere, è stata la compagna di alcuni esponenti della Banda della Magliana: è stata la convivente di Danilo Abbruciati e in seguito compagna di Antonio Mancini, da cui ha avuto anche una figlia. Il suo ruolo nella holding del crimine romano era quello più marginale di spacciatrice ma di fatto Moretti era organica alla Banda fin dal 1979. Iniziò a collaborare con la giustizia nel 1994 in seguito all’arresto in una villa di Casalpalocco, una decisione che seguì all’ondata di arresti dovuti al pentimento di Maurizio Abbatino, boss della Banda. Nonostante il pentimento però la vita della Moretti ha in qualche modo lambito il mondo della criminalità romana: fu arrestata nel 1998 e di nuovo nel 2001 per traffico di droga e più volte inoltre è stata sorpresa ad evadere gli arresti domiciliari. Anche ieri sera nonostante fosse ai domiciliari non ha esitato ad organizzare la «spedizione punitiva» nei confronti del fidanzato della figlia. Oltre a collaborare nell’ inchiesta sulla banda della Magliana, è stata per anni la grande accusatrice dell’ex senatore Claudio Vitalone nell’ambito dell’ inchiesta sull’omicidio del giornalista Mino Pecorelli. La donna nel 1995 accusò Vitalone di essere uno dei mandanti del delitto, raccontando di essere stata testimone di incontri tra l’ex senatore ed Enrico de Pedis, uno dei capi storici della Banda della Magliana. Il nome della donna è legato anche all’inchiesta della Procura di Roma – poi archiviata- sul sequestro di Emanuela Orlandi, avvenuto nel giugno del 1983. I suoi racconti portarono i pubblici ministeri romani a individuare in Sergio Virtù, ex autista di Renatino, considerato uno degli autori materiali del sequestro della ragazza.

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