A Roma le mozzarelle della camorra: arresti nel clan Moccia | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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A Roma le mozzarelle della camorra: arresti nel clan Moccia

– Roma si conferma terra di conquista per gli investimenti dei clan mafiosi e l’ambito dei locali del centro continua ad essere quello più esposto a fenomeni di penetrazione. Oggi polizia e guardia di finanza hanno sgominato un’organizzazione capeggiata da Luigi Moccia, esponente dell’omonimo clan di Afragola, che operava nel settore della distribuzione ortofrutticola e casearia: rifornivano di mozzarelle e frutta locali del centro ma anche una nota catena di supermercati. Intercettai i membri del clan dicevano: «a Roma siamo Moccia fruit, a Napoli Moccia camorra». Sette le misure cautelari emesse nella capitale dal gip Giuseppina Guglielmi su richiesta dei pm Barbara Sargenti e Maria Cristina Palaia che hanno ottenuto anche il sequestro di beni per un milione di euro. In carcere sono finiti oltre a Luigi Moccia, 60 anni, anche Gennaro Moccia, 24 anni, un altro suo omonimo di 44 anni, Carminantonio Capasso, di 29 anni, e Maria Maranta, di 52. Ai domiciliari sono stati Riccardo Nardella, 48 anni, e Nicola Castaldo, di 31. Un arresto eccellente, quello di Moccia, che fa il paio con l’operazione dei carabinieri di Napoli che ha portato alla cattura di Alessandro Giannelli, ricercato come capo dell’omonimo gruppo emergente di camorra. Trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, tentata estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza con l’aggravante della matrice mafiosa i reati contestati, a seconda delle posizioni, all’organizzazione riconducibile a Luigi Moccia. Questi, secondo l’accusa, per mimetizzare le proprie attività, nelle quali impiegava soldi ritenuti di provenienza illecita, si serviva di una serie di prestanome. In realtà a lui competevano i poteri decisori in merito alle scelte organizzative ed operative delle società a lui riconducibili e si preoccupava di di individuare i fornitori e di procurare alle società importanti clienti, decidendo anche le strategie di espansione delle imprese, sia sul mercato romano che estero. Un ruolo rilevante aveva anche Gennaro Moccia, detto Roberto, 44 anni, che ha favorito l’introduzione delle attività di Luigi Moccia nel mercato capitolino con proiezioni di espansione sul mercato ortofrutticolo di Barcellona. La collaborazione tra i due è diventata stretta a tal punto da portare alla costituzione di una vera e propria società di fatto, operante nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e lattiero caseari destinati ad attività di ristorazione romane di primaria rilevanza, nonché a negozi di una catena di supermercati nota in ambito nazionale. Tra i clienti ai quali erano forniti mozzarelle di bufala e frutta c’erano una trentina tra ristoranti, bar ed esercizi commerciali nel centro storico di Roma o in quartieri bene come Parioli e Collina Fleming. Luigi Moccia, secondo quanto accertato dalla Squadra Mobile e dal Gico delle fiamme gialle, stava anche progettando di espandersi nel settore alberghiero con l’acquisto di strutture peraltro già sequestrate preventivamente nel giugno 2013 e successivamente confiscate nel dicembre 2014. Il clan in questo settore prevedeva di investire circa 15 milioni di euro. L’inchiesta giudiziaria, che oltre ai destinatari delle misure cautelari vede indagate altre cinque persone, ha preso le mosse dall’omicidio di Modestino Pellino (Nettuno 23 luglio 2012), ritenuto un luogotenente di Luigi Moccia.

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