Morì in casa a Guidonia, assolti la sorella e l'ex fidanzato | Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio
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Morì in casa a Guidonia, assolti la sorella e l’ex fidanzato

– Nessun omicidio dietro la morte di Lucia Marino, studentessa universitaria di 30 anni trovata morta nel suo appartamento di Guidonia nel 2007. La I Corte d’assise di Roma, infatti, ha mandato assolti Emilia Marino, sorella di Lucia, e il suo fidanzato Roberto Sorbo, sotto processo a Roma per l’accusa di concorso in omicidio volontario. Si dovranno attendere 45 giorni per conoscere le motivazioni con le quali i giudici hanno emesso una sentenza assolutoria con la formula «perchè il fatto non sussiste»; soprattutto, per sapere se gli stessi sposeranno la tesi difensiva del suicidio. Era la notte tra l’11 e il 12 marzo 2007 quando la polizia di Tivoli intervenne in un appartamento di Guidonia, trovandosi davanti una scena terribile: personale del 118 era intento a rianimare invano Lucia Marino. La ragazza, che si trovava sul suo letto, aveva una corda al collo bloccata con un gancio, e le mani legate con un collant. Emilia, secondo quanto all’epoca si apprese, disse di aver trovato casualmente la sorella, dopo essere entrata in bagno e aver visto la vasca colma d’acqua e sangue. Nella camera da letto, Lucia sembrava dormire; sotto le coperte, però, si notavano il cappio intorno al collo e le mani legate. All’esito dell’inchiesta, furono portati a processo Emilia Marino e Roberto Sorbo per concorso in omicidio volontario (il gip decise l’avvio del dibattimento, nonostante la richiesta di assoluzione da parte del pm). Oggi, il pm di Tivoli Filippo Guerra, a conclusione della requisitoria, ritenendo non esistere una prova certa di responsabilità, ha chiesto l’assoluzione dei due imputati. La difesa ha insistito sulla tesi del suicidio, anche leggendo in aula una di numerose lettere/poesie di Lucia, nelle quali la ragazza invocava la morte, sentendosi sola e abbandonata, mostrando un forte stato depressivo. Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, la sentenza: assoluzione di Emilia Marino e Roberto Sorbo con la formula «perchè il fatto non sussiste».

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